Veni, vidi, vici?
E' un nome austero e importante quello che si sono scelti questi 6 ragazzini americani, un richiamo alla Storia, quella con la S maiuscola. Il problema però, lo diciamo subito, è che dei veri Romani i
We Came as Romans non hanno proprio nulla.
Sull'onda del successo (esclusivamente a livello economico) ottenuto con l'album di debutto "
To Plant a Seed" nel 2009, la Nuclear Blast li mette sotto contratto e gli permette di continuare il loro viaggio e di pubblicare questo "
Understanding What We've Grown to Be", vera e propria dichiarazione di intenti, una presa di coscienza dopo il seme piantato 2 anni orsono.
E il seme effettivamente è cresciuto, c'è stata una certa maturazione e un'evoluzione verso sonorità più ricercate, ma la strada da percorrere è ancora lunga prima di poter dire di essere effettivamente arrivati.
La sensazione generale ascoltando il disco infatti è che i
We Came as Romans non abbiano ancora pienamente compreso quale strada vogliono intraprendere, saltando in maniera spesso troppo netta da un approccio più violento a uno soft, molto radio-friendly, il tutto all'interno della stessa canzone.
Il problema è che essendo lo stacco così netto rischia di confondere le due tipologie di ascoltatori, ovvero quelli che cercano il metalcore più becero e grezzo e quelli che invece prediligono la melodia e i ritornelli catchy.
Ed è un peccato, perchè soprattutto la componente più dura del loro sound è davvero notevole, basta ascoltare "
Stay Inspired" o "
The Way that We Have Been", supportata adeguatamente dal cantato in scream/growl di
David Stephens, decisamente più convincente di quello pulito del tastierista
Kyle Pavone, che farebbe meglio a concentrarsi principalmente sui suoi più che buoni inserti di elettronica.
Insomma ne' carne ne' pesce per i
We Came as Romans, che a fronte di qualche pregio (la bellissima copertina, la produzione, la componente più heavy) mostrano ancora troppi difetti, parecchi dei quali spero imputabili esclusivamente alla giovane età. In attesa della reale maturazione, un'insufficienza che deve sapere di sprone.
Quoth the Raven, Nevermore..
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