Copertina 4,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2011
Durata:44 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. LEGIONS OF RUINATION
  2. GROTESQUE MUTILATION
  3. BEYOND THE ENTOMBED
  4. FALSE DIVINE
  5. ARISE INFERNAL EXISTENCE
  6. MALIGNANT AMOUR
  7. A RECREANT CANTICLE
  8. THE DESOLATE FORM
  9. ENTERCISM
  10. AMIDST GEHENNA
  11. GATES OF PUNISHMENT

Line up

  • Julian Kersey: bass
  • Kevin Snook: guitars
  • Ryan Gardner: vocals, guitars

Voto medio utenti

Ho altro da fare, quindi facciamola breve: i Rose Funeral farebbero bene a riporre i loro strumentini nella custodia e dedicarsi ad altro che non sia suonare, o quantomeno imparare a farlo con criterio e non incaponirsi in uno stile che non gli compete.

Scherzi a parte, ma neanche più di tanto, il terzo album degli americani Rose Funeral è bene o male quello che erano i precedenti due, un becero miscuglio di death metal, death core e una spruzzatina di black, il tutto intervallato da decine di inutili breakdowns completamente insensati, che rendono solo più prolisso e spezzettato un album che già di per se è poca cosa.
Qualcosa di buono rispetto ai due dischi precedenti c'è, ad esempio il cambio dietro al microfono tra Tim Russel e il già chitarrista Ryan Gardner, che dimostra di avere decisamente una maggiore incisività rispetto al suo predecessore, o l'innesto del chitarrista Kevin Snook, che ci mostra come aggiungendo qua e la qualche passaggio più melodico e qualche assolo ben fatto si possa creare della musica non dico buona ma quantomeno discreta.
Notevole e d'impatto è anche l'artwork, se non vogliamo essere completamente distruttivi nei loro confronti.
Il problema grosso è che il tutto si ferma qui..un paio di buoni episodi ci sono, "The Desolate Form" ad esempio e in particolare la centrale "Malignant Amour" che presenta l'ospitata della voce operistica di Kate Alexander, a fare da contraltare alle urla di Gardner, ma sono solo 5 minuti all'interno di un disco che ne conta 9 volte tanti.

Che dire quindi, Rose Funeral bocciati, di nuovo. Non c'è due senza tre, il quattro vien da se..errare è umano, perseverare diabolico..speriamo che la Metal Blade ci sappia fare con i detti popolari e si renda conto che il potenziale che ha in mano con questi 3 ragazzi americani non è un granché e lasci spazio a chi di talento magari ne ha da vendere.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 11 nov 2011 alle 13:54

Mi sembra un giudizio troppo sbrigativo e superficiale su un disco che non è assolutamente malvagio nel suo genere. Se poi al recensore il genere non piace, è un altro paio di maniche. E non sono un fan del deathcore...

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