Provenienti dall’Abruzzo, i pescaresi
Mantide giocano la loro prima mano sul tavolo del Metallo Pesante debuttando con il cinque pezzi autoprodotto “The eyes in the jar”.
Il lavoro in questione è oltremodo eterogeneo spaziando liberamente dal thrash/hardcore al southern sludge più cadenzato, condensando il più possibile quelle che devono essere le influenze principali del quintetto.
Le idee di fondo non mancano e i Mantide si danno discretamente da fare con i propri strumenti per non essere risucchiati nella palude della banalità anche se ci sono alcune cose da rivedere.
Una di queste è l’alternanza del cantato fra screaming e growl, che non risulta incisivo come dovrebbe. Inoltre dovrebbero sintetizzare le proprie influenze, un conto è essere spiazzanti e imprevedibili, un altro è perdersi in direzioni diverse.
Di positivo il mood coinvolgente che regge la conclusiva “Urban Mantide” e la ritmicità cadenzata della titletrack che si fanno preferire alle sfuriate in stile Pantera come in “Daddy’s bitch” che sanno già di sentito.
La base su cui lavorare c’è, rimaniamo in attesa dei prossimi sviluppi.
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