Da quello che avevo letto in giro credevo che gli Svarti Loghin proponessero depressive black metal o che comunque appartenessero all'ala estrema della musica dura.
In "Sea of Green" invece, non solo non c'è la minima traccia di black metal ma non c'è nemmeno un microscopico appiglio per inserire questa release all'interno del metal.
Gli svedesi si cimentano piuttosto in un rock molto d'atmosfera, ricco di chitarre acustiche, tempi blandi, lunghe parti strumentali, inserti dal sapore quasi bucolico (merito del flauto), dando vita ad un prodotto che ricorda in qualche modo le ballad degli Alice in Chains o certe cose dei Pearl Jam, soprattutto per via della voce simile a quella di Eddie Vedder.
Il risultato? A mio avviso un disco noioso, senza mordente e privo del tutto di spunti interessanti. Badate bene, qui non è questione di metal o non metal, sono proprio le canzoni a non essere interessanti.
Bocciati alla grande.