La Scandinavia è una terra piuttosto
singolare. Nonostante la supposta
marginalità nel panorama internazionale, la sua scena rock è sempre stata particolarmente abile nell’assorbire influssi sonori anglosassoni e farli propri, basti pensare a generi quali l’
AOR, lo
street e il
death/black metal.
In particolare, poi, la Svezia è una di quelle nazioni ricche d’individualità tali da fornire risposte peculiari a
trend di vasta risonanza e pure oggi che l’atteggiamento del business musicale nei confronti della
tradizione è radicalmente cambiato rispetto a quello manifestato anche
solo una ventina d’anni fa, il suo ruolo nell’ambito del cosiddetto
vintage hard-rock è tutt’altro che marginale, con formazioni di spessore elevatissimo del calibro di Graveyard, Spiritual Beggars, Siena Root, Magnolia e Abramis Brama, tutta gente davvero capace di trasmigrare idealmente in quel periodo aureo al trapasso tra i
sixties e i
seventies e di assorbire concretamente lo spirito più
autentico di quegli anni, raccogliendo l’eredità di Cream, Jimi Hendrix Experience, Blue Cheer, Cactus, Grand Funk Railroad, Mountain, Deep Purple, Black Sabbath, James Gang e Bakerloo.
Al nordico elenco bisognerà aggiungere anche l’oggetto di questa disamina, dacché i
Gudars Skymning, proprio come i loro appena menzionati conterranei, possiedono la vitalità espressiva e la credibilità necessarie per non doversi
sforzare di riprodurre le tipiche strutture armonico-stilistiche del passato, dimostrando fin dalle prime note del disco (generate da una torrida
slide-guitar, per la cronaca) di vivere totalmente immersi in quella dimensione fatta di blues, psichedelia, metal, hard, scorie prog e bagliori caliginoso – esoterici, così familiare eppure sempre altrettanto esaltante, quando la freschezza, la competenza e la vocazione risultano talmente prepotenti da non poterne arginare in nessun modo il contagio sensoriale.
Credetemi, in “Morka vatten” non c’è nulla di scientificamente
revivalistico, e il fatto di scegliere una sicuramente poco “commerciale” madrelingua come mezzo espressivo (opzione condivisa da Magnolia e Abramis Brama, tra gli altri), esclude ulteriormente ogni eventuale accusa di opportunismo o scarsa genuinità all’intera operazione.
La band ostenta, per tutta la durata dell’albo, un “morso”
heavy - dark –soul - blues veramente tenace, la voce di Kenny-Oswald Sjodin lascia il segno con la forza di un
groove fervido e scabro, mentre le chitarre sciorinano tutta la loro carica evocativa mutuata dai campioni West, Iommi, Hendrix, Walsh, Clapton, il tutto assecondato ad arte da una sezione ritmica “fisica” e creativa quanto basta.
“Jag ar en trollkarl”, “Soderslantsblues” (realizzata con i Cream, i Lynyrd Skynyrd e i Sabs degli esordi nel cuore), “Kallar-tony” (un numero intriso di sentimento, di
southern e di
funky, dagli esiti assai emozionanti), “Pengar” (un gioiellino di ribollente
pathos emotivo), “Ilyfs och fason” (onirico
hard-blues in edizione
de-luxe) e “Jalverns svarta djup” (palpitante
jam-session tra i Wishbone Ash e la
cult band Bang ) non sono
enigmatici e
vezzosi scioglilingua, ma contributi determinanti ad una “causa” che travalica le barriere del tempo, costringendo anche il più smaliziato dei
musicofili al riconoscimento di una bellezza capace di imporsi in maniera spontanea, senza doversi affidare a futili elucubrazioni.
All’elenco di merito manca ancora “Aldrig har jag velat”, vibrante rielaborazione
swedish (e con annessa citazione finale da "Starship trooper" degli Yes) di quella “Never in my life” dei Mountain anch’essa riproposta in chiusura di Cd, a rappresentare una sorta di sentita manifestazione di gratitudine per chi ha avuto sicuramente una funzione importante nel trionfante apprendistato dei Gudars Skymning.
Le ultime notazioni sono riservate all’
artwork del disco, una suggestiva opera di William Blake (il visionario poeta e pittore del diciannovesimo secolo ossessionato dal confronto tra luce ed ombra, bene e male …), ad un plauso alla prospera
coppia discografica BloodRock / Black Widow, artefice di un lavoro eccellente per competenza e passione e a una considerazione di carattere generale:
qualche anno fa un gruppo come questo sarebbe probabilmente passato inosservato, se non addirittura deriso e tacciato di patetico conservatorismo … oggi ci sono fondate possibilità che riceva la giusta attenzione (o che sparisca nel
marasma di uscite … no, dai, speriamo di no …)… le mode non sono sempre
completamente negative.