Diabolos Dust - Ruins of Mankind (Reissue)

Copertina 6

Info

Anno di uscita:2011
Durata:53 min.
Etichetta:Massacre Records

Tracklist

  1. RUINS OF MANKIND
  2. FADING TO GREY
  3. BLOOD RED SKY
  4. JUDGEMENT DAY
  5. CREATURES
  6. SLAVE
  7. OUT OF TIME
  8. DEFENDER
  9. IN VAIN
  10. THE MIRROR
  11. NEVER SURRENDER

Line up

  • Jürgen Dachl: vocals
  • Roland Zehrer: bass
  • Stefan Fesser: drums
  • Anton H. Lini: guitars

Voto medio utenti

Ponzi ponzi popopò... ti piace vincere facile.

Ecco che la Massacre prende sotto le proprie ali un'altra formazione emergente andando a ristamparne l'album d'esordio originariamente autoprodotto e limitandosi, nello specifico, caso ad un nuovo artwork.

Purtroppo con i Diabolos Dust, all'etichetta tedesca non riesce il bel colpo fatto con altre formazioni, su tutte gli Hunted ed i Furor Gallico, e per quanto si possa riconoscere che "Ruins of Mankind" meritasse un minimo di visibilità, è evidente che il Thrash Metal messo in piedi da questo quartetto proveniente dalla Baviera non è ancora in grado di fare la differenza.

A dispetto dei loro natali, i Diabolos Dust palesano una forte influenza nei confronti del Thrash Made in U.S.A. relegando in un angolino gli omaggi a connazionali del calibro di Kreator, Destruction o Sodom.
L'album si apre proprio con la titletrack, canzone che guarda apertamente ai Metallica, così come avviene nella seconda metà del disco su "In Vain", ma spesso i Diabolos Dust riescono pure a variare, ad esempio con "Blood Red Sky" che mostra un approccio più cattivo e con qualche modernismo a livello ritmico e nei cori.
Se la voce di Jürgen Dachl si rivela indicata al genere proposto, è invece la chitarra di Anton H. Lini a perdere qualche colpo, sopratutto a livello solista, come avviene ad esempio su "Fading to Grey", "Creatures" o la conclusiva "Never Surrender".
Tra le cose migliori si segnala la furiosa "Judgement Day", che si cheta un poco solo in quel refrain che rimanda nuovamente ai Metallica ed ai Testament (un espediente replicato con minor successo da "Slave", The Mirror" e "Defender"), tuttavia resta forte la sensazione che la Massacre poteva tranquillamente saltare e piè pari questo "Ruins of Mankind" ed aspettare la seconda fatica dei Diabolos Dust, confidando in quegli inevitabili miglioramenti, non solo nel songwriting e negli arrangiamenti, ma anche a livello di personalità.

Dimenticavo... la nuova copertina è anche peggio dell'originale, che già lasciava parecchio a desiderare.

Ponzi ponzi popopò... ti sarebbe piaciuto vincere facile?

Well, its a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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