Devo ammettere di non aver mai accettato del tutto come moltissime formazioni, tra quelle che avevano mosso i primi passi nello Scandinavian Death Metal, si siano poi aperte a tentazioni Pop o Metalcore, e comunque più
commerciali.
Pertanto ho accolto con favore, ma anche con parecchia curiosità, il ritorno sulle scene dei tedeschi
Night In Gales, fuori dal giro da diverso tempo, dato che il loro ultimo album, "Necrodynamic", risale ormai a 10 anni fa.
Fortunatamente "Five Scars" non rivela alcuna aspirazione ad essere dei novelli Depeche Mode, ma nemmeno uno sterile recupero di un
glorioso passato che non è più, per quanto mantenga vive le influenze Thrash messe in mostra dai sui predecessori.
Messo da parte l'intro "Epitaph" (incentrata su quegli archi che faranno spesso capolino nelle successive canzoni), ecco un bell'assalto sonoro con una "This Neon Grave", tra In Flames ed At The Gates, in grado di accogliere consensi sia nei momenti più torridi sia nel suo drammatico break rallentato.
Ed i Night in Gales non cedono il passo nemmeno con la successiva "Days of the Mute", per quanto si dispieghi su di un inizio melodico e non alzi eccessivamente i ritmi, mettendo in evidenza la capacità di Björn Goosses nello svariare tra growling e clean vocals. A dispetto dei violini posti alle sue estremità, la titletrack riallaccia il legame con il
Gothenburg sound, mantenuto saldamente dalle più compatte e coriacee "Void Venture" (che si spegne un po' solo nel refrain) ed "Endtrip".
I Night In Gales sfruttano forse troppo la dualità tra la melodia triste del violino e la feroci partiture Death Metal, talvolta riuscendoci meglio ("The Tides of November"), altre un po' meno, ma sicuramente finendo con lo smarrire così l'effetto sorpresa, mentre flirtano davvero poco con un approccio più moderno, che fa solo capolino in alcuni passaggi.
Ad ogni modo i muscoli dei Night In Gales non sembrano aver patito della lunga interruzione e la ruggine non ha certo consumato il loro Death Metal.
Well, its a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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