Non credo di esagerare quando dico che le sorti del black metal ortodosso ed oltranzista poggino sulle spalle di
Ørjan Stedjeberg, in arte
Hoest, mente e cuore del progetto
Taake.
Il suono di questo gruppo è, infatti, quello che meglio di qualunque altro ha saputo ereditare la tradizione di quel manipolo di musicisti che, nei primissimi anni '90, ha definito in Norvegia le coordinate di quello che oggi chiamiamo black metal. A tutto ciò contribuiscono due fattori: sebbene il primo disco di Taake,
"Nattestid Ser Porten Vid", sia stato pubblicato nel 1999 e quindi durante la "seconda ondata" del suono black, le origini dei nostri sono più antiche dal momento che i
Thule, prima incanarnazione del gruppo, rilasciavano i loro demo agli inizi degli anni '90 partecipando, di fatto, alla grande stagione del black norvegese, in secondo luogo, poi, si deve tenere presente che Hoest è originario di Bergen, città centrale nel panorama del black metal, e alla atmosfera di quella città risulta molto legato.
Considerate queste premesse, il nuovo lavoro di Taake era uno dei più attesi dalla scena estrema, uno di quei lavori considerati in grado di risollevare un intero movimento.
"Noregs Vaapen" ripaga le attese e spazza via qualunque dubbio potesse esserci sulla grandezza del gruppo norvegese. Ancora una volta Hoest ci regala sette brani (come le sette montagne di Bergen) di puro black metal, un black metal freddo, epico e sottilmente melodico come da tradizione Taake. Basta il riff d'attacco del prima
"Fra vadested til vaandesmed" per riconciliarsi con quel suono oscuro, evocativo, dannatamente epico di purissima matrice nordica sul quale lo scream di Hoest sa lacerare la pelle con la sua tonalità abrasiva che sprigiona odio da ogni dove. Tutti i pezi di "Noregs Vaapen" denotano una classe cristallina ed una capacità di saper colpire le corde emotive dell'ascoltatore con soluzioni tanto semplici quanto efficaci: provate ad ascoltare la seconda parte del riff portante della strepitosa
"Orkan" che esplode in una epicità dilaniante o la fase conclusiva della gelida
"Du ville ville Vestland" con le sue dissonanze taglienti ed oscure e capirete la passione, l'ispirazione di questo musicista.
La nuova release di Taake porta con se, dunque, un bagaglio di nera poesia che affonda, si, le sue radici nel passato, ma che sa anche guardare al futuro quando Hoest arricchisce le partiture con spunti folk affidati al banjo (!) di
"Myr" oppure con inserti melodici e ricercati come nella conclusiva, molto lunga,
"Dei vil alltid klaga og kyta". L'uso di cori dal sapore vichingo sapientemente dosati che rendono il suono fortemente evocativo, i pregevoli assoli di chitarra sparsi qui e la, completano il quadro di un disco bellissimo.
Una bellezza fredda, lontana, avvolta dalla nebbia e che dalla nebbia trae la sua purezza, la sua magnificenza.
Segnalandovi che su questo disco ascolterete anche la voci degli ospiti di lusso Nocturno Culto, Demonaz e Attila Chsiar, non posso fare altro che invitarvi all'ascolto di "Noregs Vaapen", una perla che non deve mancare nella collezione di chi ama il black metal.
Poesia nera.