Che non fossero una band come le altre si capiva già dal nome e dal titolo del disco. Ma una volta ascoltato il loro debut album etichettarli è stato ancora più difficile: metal, alternative, rock, conditi da un’irresistibile attitudine progressive, che li porta verso una proposta difficile da assimilare ma assolutamente originale e pregevole.
Sono davvero tutti bravi i ragazzi (italiani) degli
D-Swoon, a cominciare da una sezione ritmica indemoniata, meticolosa e pienamente a proprio agio nonostante i complessi arzigogoli creati da un songwriting privo di qualsiasi freno inibitore o imbrigliature di genere. Testi non solo in inglese, come nella splendida
Mary Ann Nichols, dove alla voce si accompagna un bellissimo e delicato pianoforte, prima di sfociare in una base elettronica che, poco dopo, si trasforma in cieca rabbia sonora. Ed è proprio questa canzone a rappresentare al meglio la band: imprevedibile e sorprendente.
Dunque ci troviamo di fronte all’ennesima realtà italiana da andare a scoprire di corsa. Fare ciò che fanno questi pazzoidi è una cosa coraggiosa, vanno supportati senza timore. Per quanto mi riguarda promossi a pieni voti.
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