Uno dei gruppi meno prolifici del mondo quello dei brasiliani
Mythological Cold Towers che in 16 anni di carriera, considerando il primo come quello del disco d'esordio, hanno pubblicato la povertà di soli quattro dischi, questo compreso, per una media di un'attesa che va dai quattro ai sei anni tra un lavoro e l'altro.
Indubbiamente questa lentezza compositiva influisce negativamente sulla vetrina di un gruppo già svantaggiato di suo causa la provenienza e che ogni volta deve ricominciare daccapo, cambiando etichetta e ricostruendo un minimo di battage pubblicitario: in questa occasione si passa dalla piccola ma ottima label finnica
Firedoom alla
Cyclone Empire, forse più sviluppata sul death black che sul doom epico e mastodontico che ci propone il quartetto sudamericano: un doom piuttosto classico, non pesantissimo nè funereo, sul quale si staglia il vocione death di Samej al quale bisognerà come sempre abituarsi un po', dato che a nostro avviso sulla proposta musicale dei nostri ci starebbero assai meglio delle clean vocals alte od evocative, per capisci in stile
While Heaven Wept o
Atlantean Kodex.
In ogni caso il nuovo album "
Immemorial" si presenta ottimamente sin dalla copertina e dalle prime note di "
Lost Path to Ma Noa" e così prosegue fino al termine, grazie a Dio per una volta dopo soli 50 minuti scarsi, in quanto ogni volta 80 minuti per un disco doom, specialmente di matrice funeral, sono davvero troppi.
Tra aperture sinfonico/tastieristiche, ambientazioni glaciali alla
Bathory era viking (strano a dirsi ed a sentirsi, dato che stiamo parlando di una formazione brasileira, ma ormai siamo abituati), sprazzi di severità ereditati da un retaggio black metal dei tempi che furono, "
Immemorial" scorre davvero lieto nel nostro lettore, regalandoci un doom metal magari un po' statico, soprattutto a causa delle linee vocali imbalsamate nel growl più nero, ma di gran classe ed efficacia.
Con la speranza, sicuramente mal riposta, di risentirli a breve e che la buona sorte arrida per una volta ad una band veramente sottovalutata.
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