Non conoscevo i belgi Prejudice e i loro due precedenti full-lenght, ma non mi sarei mai aspettato di trovarmi di fronte a ciò cui poi effettivamente mi sono trovato innanzi. Immagino che muoiate dalla voglia di sapere cosa. Cosa? Una band che fa della brutalità e della tecnica i propri devastanti vessilli. Sin dall'opener "Suffer", appena si preme il tasto play del lettore, ci si trova di fronte al mind-storming di una band totalmente fuori controllo, con mille cambi di ritmo e di (contro) tempo all'interno di una stessa canzone, rallentamenti, accelerazioni, riffs stoppati, blast beats, parti al limite della nevrastenia. Detto così sembra tutto molto scontato, ma l'ascolto di questa scarsa mezzora mi ha provocato un sincero mal di testa che, sebbene non invitato, ha pensato bene di fare una comparsata sfruttando le note di questi belgi. La produzione è molto potente, anche se non cristallina, il singer ha una voce che rimanda a quella di Mike Di Salvo (ex-singer dei Cryptopsy) e in effetti la band canadese è forse il più diretto riferimento per i Prejudice. Il disco non ha cadute di tono ed ha una carica davvero inarrestabile, fermo restando alcune pecche esecutive che, però, non inficiano la prova tecnica che è di primo livello.
Tuttavia non è tutto oro ciò che luccica visto che talvolta si ha l'impressione che la band si preoccupi più di suonare complicata che di dare un senso alle composizioni. Ma un pò di sano chaos è sempre ben accetto. In definitiva un disco molto valido, un disco che forse farà storcere il naso ai puristi, ma che di sicuro farà la felicità degli amanti della musica e delle sensazioni estreme. Per il mal di testa ci sono sempre le Novalgina™.
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