Prima uscita discografica per i Last Autumn's Dream, super-gruppo che vede Mikael Erlandsson alla voce, Andy Malecek (ex Fair Warning) alla chitarra e 3/5 dei redivivi Europe: Ian Haughland alla batteria, John Leven al basso e Mic Michaeli alle tastiere. Nati dalle menti dei produttori discografici giapponesi del singer svedese Mikael Erlandsson, i LAD registrano questo primo lavoro tra gli studi di Stoccolma, Berlino e Gothenburg. Il risultato è un album in perfetto stile AOR scandinavo, melodico e di facile ascolto. L'opener "Again and again" è, come succede spesso, la track migliore dell'album, un up-tempo in cui chitarra e tastiere duettano su cori costruiti alla perfezione e la voce di Erlandsson graffia su un ritornello immediatamente coinvolgente. La seguente "Doin' time", bonus destinata al solo mercato europeo, è un pezzo a metà strada tra pop e AOR di cui si potrebbe fare a meno: risulta priva di attrattive particolari e anche piuttosto noiosa. "Guardian angel" è la prima ballad dell'album e la voce di Erlandsson è messa decisamente in evidenza; notevole anche l'interpretazione del singer che canta straziato un testo tristissimo...
L'atmosfera cambia con "Break the chains (of destiny)" che parte con un bell'intro di chitarra annunciando uno dei pezzi più veloci dell'album. Ottimo il coro d'aperura di "Blink of the eye" e molto efficace il basso di John Leven messo finalmente in evidenza. La scelta di rendere il basso in primo piano regala a questa track una marcia in più. Voce e ritornello la impreziosiscono ulteriormente. "Talk to me" desta delle perplessità. L'intera canzone sembra essere stata sacrificata a beneficio del solo ritornello e delle molte parti di chitarra. Strofe e chorus sembrano non appartenere allo stesso pezzo, in compenso il ritornello esplode letteralmente facendo sfoggio di cori monumentali e la voce di Erlandsson sale parecchio dando una bella prova di abilità negli acuti. Altro momento romantico con la ballad "The one", molto più simile ai lavori da solista del singer. A parte un paio di strofe azzeccate il pezzo pare una aspirante hit pop, probabilmente destinata ai passaggi in radio. Il riff finale di chitarra ricorda molto "Prisoners in paradise" degli Europe. L'inizio di "I never let you go" vede il vocalist cantare le strofe in una tonalità più bassa per poi alzarla nei ritornelli. Questa track si muove verso una direzione decisamente più AOR classico rispetto alla precedenti e il ritornello la fa ancora da padrone. Le due tracce seguenti "High up" e "Movin' on" rappresentano purtroppo un calo in tutti i sensi, di stile, di energia e di originalità. Si chiude in bellezza con "Going home", suggestiva semi-ballad. Si tratta di un pezzo di melodic-rock classico, non originalissima ma piacevole. Il bilancio della prima fatica dei Last Autumn's Dream è quindi più che positivo. Unica pecca è non aver dato sufficiente spazio a Haughland, Marcello e Leven: è evidente che il songwriting sia stato unicamente di Erlandsson e Malecek. Peccato, il contributo degli altri 3 membri avrebbe potuto essere prezioso: speriamo per il prossimo album!
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