Nel 2008 "
Vengeance", l'esordio discografico per
Walter Grosse, in arte
Crom, fu un qualcosa di inaspettato e clamoroso, in sordina perchè stiamo parlando di underground che più underground non si può, e non ringrazieremo mai abbastanza il prode
Francesco Bucci degli
Stormlord che, come al solito, da autentico talent-scout e grande intenditore seguiva i Crom fin dai primissimi demo, quando davvero li conoscevano in 10 persone in tutto il mondo, di cui 8 amici suoi di scuola.
L'epic metal dei Crom, così vicino al viking dei
Bathory, oseremmo dire quasi così identico, una sorta di tributo, colpì per la propria semplicità ed allo stesso tempo perchè funzionava, senza troppi giri di parole: bellissimi ritornelli, melodie azzeccatissime, riffs elementari ma splendidamente incisivi, sulla voce evocativa ed anche un po' sgraziata di Crom, come del resto quella del suo mentore e maestro
Quorthon.
A distanza di 3 anni arriva su
Pure Legend Records il successore di "Vengeance" a titolo "
Of Love and Death" che, a scanso di equivoci, è la pura ed autentica fotocopia del suo predecessore: il sound è il medesimo, la produzione anche, le melodie, i riffs, la voce, qualsiasi elemento è spiccicato a quanto fatto in precedenza.
Male? BENE!
Altrochè, è tutto quello che desideriamo da una band simile, il mercato è pieno di band sperimentali, che si evolvono, che si ingegnano per creari chissà quali alchimie sonore, mentre i Crom sono qui a ricordarci l'anima più sanguigna del metal, epica, battagliera, così evocativa e narrante, tra episodi in chiave power ed anthemici mid-tempos, inserti acustici, sognanti assoli e cori di leggenda, maestosi e magniloquenti: in questo modo le iniziali "
Reason to Live" e "
Lifetime", aka "
The Fallen Beauty Part II" (questo dovrebbe significare qualcosa per chi li segue dal primo lavoro), sgombrano subito il campo dall'unico dubbio che poteva sorgere: la qualità sarà pari a quella di "Vengeance"?
Assolutamente sì, stiamo parlando di un lavoro decisamente in linea con le più rosee aspettative, che certamente è autoreferenziato, con decine di autocitazioni da "Vengeance", rielaborate e rese in modo diverso, ma sempre di quello parliamo.
"
Just One Blink", l'incredibile e drammatica semi ballad di "
My Song for all the Broken Hearts" (ma quanto è romantico, nell'accezione tedesca del termine, il nostro Crom?), l'epicissima "
This Dying World" valgono i brani migliori di "Vengeance", contribuendo ad arricchire così una discografia che, arrivata a soli due full length, è già assolutamente fuori parametro e degna di esaltazione.
Sono in ogni caso da segnalare la conclusiva "
The Fallen Beauty 2010", che come si evince chiaramente è la ri-registrazione del primo brano mai composto dalla band, apparso per la prima volta nel loro demotape d'esordio del 2000, e poi nell'omonimo EP del 2003), davvero commovente, ed il singolo scelto come "apripista" del disco "
My Destiny" che davvero mozza il fiato per la sua bellezza unita alla sua semplicità.
Chiunque abbia apprezzato a suo tempo "
Vengeance" non potrà rimanere indifferente al fascino ricco di pathos di "
Of Love and Death", a dimostrazione che attualmente le cose migliori del metal, volenti o nolenti, vengono dall'underground od in ogni caso da territori assai lontani dal mainstream.
Per sempre nel nome di Quorthon.But I can´t run forever
time will always meet me again
again and again...