Una premessa è d'obbligo prima di iniziare questa recensione: io ADORO i
Sonata Arctica. Parliamo di uno dei miei gruppi preferiti in assoluto, praticamente posso dire di aver iniziato ad ascoltare power con loro e ho un legame di affetto particolare per la band di Kemi, avendoli tra l'altro visti almeno 5 o 6 volte live. Ciò non toglie che in alcuni casi bisogna essere obiettivi, come in questo caso.
Iniziamo dunque ad analizzare questo "
Live in Finland", nuovo DVD dei finlandesi dopo "
For the Sake of Revenge" del 2006. Quella che ci troviamo ad analizzare è in realtà la versione con doppio CD, il primo contenente il live di Oulu e il secondo quello di Kemi, al Sonata Arctica Open Air II. Come gli appassionati sapranno il live di Oulu è stata una decisione di ripiego, dato che inizialmente il live registrato sul DVD sarebbe dovuto essere quello dell'Alcatraz di Milano. Scelta importante quella di selezionare la data italiana per le registrazioni, scelta che purtroppo è stata cancellata a causa dei soliti problemi organizzativi italiani, uno su tutti gli eccessivi costi e la fantomatica pericolosità dei giochi pirotecnici sempre presenti nei concerti dei finlandesi.
Cinque anni sono quindi passati ed è un lasso di tempo rilevante, soprattutto tenendo conto che nel frattempo i
Sonata Arctica hanno visto un importante cambio di formazione,
Elias Viljanen al posto di Jari Liimatainen alla chitarra, e hanno pubblicato ben due album, "
Unia" e "
The Days of Grays", album che hanno spezzato la critica a metà tra chi li vedeva come dei traditori del power metal e chi come dei coraggiosi innovatori.
Per quanto mi riguarda ho apprezzato particolarmente entrambi gli album, in particolare "
Unia" che ho sempre valutato come un deciso tentativo di variare sonorità ormai usurate, aggiungendo una buona dose di progressive che i Sonata Arctica hanno saputo padroneggiare alla grande, partorendo perle quali "
My Dream's but a Drop of Fuel for a Nightmare", "
Caleb" e "
In Black and White".
Inutile dire quindi che questo DVD è pieno zeppo di canzoni provenienti dagli ultimi due lavori, forse un po' troppo: è infatti letteralmente RIDICOLA, e lo dico con la morte nel cuore, la decisione di inserire una sola canzone proveniente da "
Silence", il loro disco capolavoro. L'unica traccia del secondo album dei finlandesi è infatti "
Tallulah", presente sul secondo CD, mentre nel primo zero, nada, niet. Motivo? Mistero.
Partiamo dal primo CD, dal sopracitato live di Oulu, dicendo subito una cosa importantissima: la scaletta, a parte la mancanza di canzoni da "Silence", non mi convince affatto. Le canzoni scelte non riescono a far spiccare il volo al disco, risultando troppo "mosce", in particolare per colpa di un
Tony Kakko assolutamente non in forma, come dimostrano i troppi errori (ma su questi ormai ci abbiamo fatto l'abitudine in sede live) e i pochi tentativi di salire di tono con la voce, preferendo assestarsi su vocalità più basse. Meglio così piuttosto che stonare, certo, ma da un cantante con le qualità di Kakko è logico aspettarsi qualcosa di più.
Altra cosa che non mi ha convinto qui, ma che non mi ha mai convinto in generale, è
Klingenberg. I suoni della sua tastiera in sede live non sono mai incisivi, suonando troppo "plasticosi", come se stesse suonando una pianola da 20€ e non una Roland AX-Synth. A cos'è dovuto questo mutamento non lo so, sta di fatto che non smetterò mai di rimpiangere Harkin.
Al solito ottima la prestazione di
Portimo e dell'idolo delle donne
Paasikoski alla sezione ritmica, mentre mi ha positivamente stupito
Viljanen, che avevo avuto l'occasione di vedere già un paio di volte dal vivo e non mi aveva pienamente convinto. Qui invece è pulito e preciso in tutte le canzoni, anche in quelle che non gli "competono" non avendo suonato sui primi album, e si merita quindi un meritato applauso.
Detto questo ritorniamo al discorso iniziale: scaletta debole. Gran parte delle canzoni migliori vengono relegate al secondo disco, che infatti è di qualità eccelsa, ma dove sono ad esempio le "
Abandoned, Pleased, Brainwashed, Exploited", "The Cage", "
The Boy Who Wanted to Be a Real Puppet" e "My Selene"? Mistero.
Per onore di cronaca è giusto sottolineare come "
Flag in the Ground", "
Paid in Full", e "
Caleb" siano suonate con grande perizia, riuscendo ad elevare un po' il livello del disco assieme ai grandi classici come "
Replica", "
The Misery" o "
Letter to Dana". Che casualmente sono tutte, tranne la parte finale di "Replica", delle ballad. Perchè non inserire pezzi veloci dai primi dischi rimane quindi una domanda senza risposta.
Per fortuna però arriva il secondo CD a tirarci su il morale, sia dal punto di vista della prestazione vocale di Kakko, qui decisamente di livello eccellente, sia per la scaletta: "
8th Commandment", "
Draw Me" e la già citata "
Tallulah" sono canzoni di un livello nettamente superiore a quelle presenti sul primo disco, alle quali si accompagnano alcune tra le migliori degli ultimi dischi, "Caleb" su tutte, e il capolavoro assoluto dei Sonata Arctica, non a caso scelta come canzone di chiusura, ovvero quella "
FullMoon" capace di tirar letteralmente giù i palazzetti, sia nella versione "cavalcata" sia nella versione classica, quella qui presente.
In conclusione abbiamo a che fare con una pubblicazione di buon livello che si divide tra il "sufficiente" del primo disco e il "buonissimo" del secondo disco, il tutto però macchiato dalla mancanza di "
Silence", ribadisco inspiegabilmente lasciato fuori dalle scelte. Cari
Sonata Arctica, va bene evolvere, va bene non esagerare col passato, ma capolavori come "San Sebastian revisited", "Wolf & Raven" e "The End of this Chapter" hanno fatto la vostra fortuna e non è giusto dimenticarli e soprattutto lasciare che i vostri fans li dimentichino.
Quoth the Raven, Nevermore..