Supremacy of Steel
Se mai avessi ancora dei dubbi...
... ecco che "Supremacy of Steel" li spazza definitivamente via: l'Heavy Metal è vivo e vegeto ed i californiani
Cage ne sono tra i migliori
Defenders of the Faith.
La formazione di San Diego non può più essere considerata una sorpresa e, per quanto rimanga ancorata ad un certo modo - a mio parere sempre il migliore - di suonare Heavy Metal, ha ormai assunto tratti ed una personalità ben definita e facilmente riconoscibile.
Nulla da eccepire quindi se con "Annaliese Michel" i Cage rispolverano, sopratutto negli intrecci vocali, la propria passione per i Mercyful Fate, anche se la formazione danese non è mai stata altrettanto affilata, e nemmeno se non si riesce a sconfessare che la vera fonte dalla quale si abbeverano Sean Peck e la sua ciurma sia quella dei Judas Priest, ispiratori di canzoni come la devastante opener "Bloodsteel", l'autobiografica "Metal Empire" o "Braindead Woman".
Quello che è altrettanto evidente è che un vocalist come Sean Peck non lo si trova dietro ogni angolo, e come la sua prestazione sia di assoluta eccellenza. Non gli sono poi certo da meno i due chitarristi, Dave Garcia (al suo fianco ormai da anni) ed il nuovo arrivato Steve Brogden (ora passato al basso), o la sezione ritmica, con il bassista Pete Stone (subentrato per le registrazioni dell'album al membro storico Mike Giordano) e Norm Leggio (dietro batteria già in occasione di "Science of Annihilation"). E la miglior prova d'assieme i Cage la offrono sull'ottima "The Monitor", sulla superba "Annaliese Michel" ed in occasione di "King of the Wasteland" (all'altezza dei migliori Metal Church), per quanto il livello dei pezzi inclusi su "Supremacy of Steel" sia talmente elevato che un brano vale l'altro.
Fenomenale poi anche l'artwork, nuovamente realizzato da Marc Sasso (oltre a collaborazioni con R. J. Dio e Rob Halford, attivo al di fuori dei confini del Metal con la Marvel Comics e per diversi films e videogames), assolutamente
true metal e che avrebbe fatto faville sulla copertina di un - mai troppo rimpianto - Long Playing.
Una grande e - a questo punto - decisiva conferma.
Well, its a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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