Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2012
Durata:45 min.
Etichetta:Nuclear Blast

Tracklist

  1. STARLIGHT SLAUGHTER
  2. SWORD OF THE OCEAN
  3. VALHALLA RISING
  4. STORM KING
  5. SILVER MOON
  6. THE HUNT
  7. SON OF THE LAST BREATH
  8. IRON HAND
  9. DRAKSADD

Line up

  • Janne JB Christoffersson: vocals, guitars
  • Fox Skinner: bass
  • Ludwig Witt: drums

Voto medio utenti

Sesto capitolo per i Grand Magus, da tempo giunti al consolidamento della loro proposta musicale ed al conseguente successo internazionale. Questo “The hunt” segue la strada tracciata dai precedenti lavori, specialmente “Iron will” e “Hammer of the North”, cioè un poderoso heavy metal, anthemico, epico, drammatico, alimentato dalle immortali saghe scandinave ed immerso nei gelidi nevai nordici.
Nel tempo, JB e soci hanno dato vita a qualcosa che possiede la forza oscura dei Black Sabbath (era-Dio), il carisma hard rock dei Deep Purple e la “grandeur” della miglior NWOBHM, uno stile fiero ed evocativo dalla straordinaria intensità scenografica. Ascoltando un pezzo come “Sword of the Ocean”, col suo refrain immaginifico, è difficile non pensare ad imprese eroiche, gloriose battaglie, sangue, coraggio e così via, a dimostrazione che la capacità del metal di stimolare la fantasia e garantire emozioni ha ben pochi rivali in campo musicale. Ma il trio svedese ha una eccezionale facilità nel produrre brani di questo tipo, così sia la successiva “Valhalla rising” che “Silver moon” riescono ad esprimere un retrogusto solenne e leggendario da brividi. Una “triplete” di canzoni classic/epic metal che oggi solo i Grand Magus sono in grado di rendere allo stesso tempo così immediate e mature.
Poi, come al solito, c’è abbondanza di episodi blindati in acciaio: da “Starlight slaughter” alla violenta “Iron hand”, passando per “Storm king” dove emerge con pienezza il contributo del tellurico Ludwig Witt (anche con Spiritual Beggars), utili per rammentare agli appassionati più maturi l’epoca nella quale “heavy” significava riff granitici, groove spezzacollo, voci virili e voglia di levare il pugno verso il cielo. Con la title-track, il gruppo torna a suggerirci immagini di vichinghi forzuti ed irsuti, coperti da pelli di orso bianco, che si scatenano nel rito della caccia selvaggia e della sfida alla natura ostile.
Restano un paio di tracce, che in un livello così alto finiscono per sembrare un poco inferiori, pur essendo assolutamente notevoli. L’ambiziosa “Son of the last breath” alterna arpeggi acustici a sferzate elettriche, in un contesto che però si avvicina in qualche modo alla “mascolinità” dei Manowar, mentre “Draksadd” è tosta, graffiante, orecchiabile, ma in qualche momento ricorda gli ultimi Monster Magnet, perfino nel tipo di cantato.
Indubbio che l’intonazione bellicosa e la chitarra di Janne si confermino il fulcro della formazione, ed è giusto sottolineare la costante crescita di questo bravo musicista, ma la coppia Skinner – Witt è altrettanto perfetta nell’offrire l’armatura alle idee del leader. Il trio ci ha talmente abituato a fare un centro dopo l’altro, che rischia di non fare più nemmeno notizia. Invece sappiamo bene quanto sia difficoltoso rifarsi al passato con freschezza ed intelligenza, proprio ciò che i Grand Magus continuano a fare fin dai loro esordi. Perciò aggiungete tranquillamente “The Hunt” tra i dischi di metal contemporaneo da inserire obbligatoriamente in una collezione che si rispetti.

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