Tornano i My Dying Bride. Tornano gli assoluti padroni del Goth Doom. Tornano le nebbie dell'oblio, quelle lingue di incertezza che avvolgono la mente come una silenziosa serpe avvolge la sua ignara preda. 'Songs Of Darkness, Words Of Light' è forse l'apice della maturità espressiva della band inglese, ove tutte le sfumature del suono convergono in una solitaria via verso quella fioca luce che solo si intravede attraverso le tortuose lande dello spirito. Il lacerante dolore espresso dal questo ennesimo, bellissimo capitolo della Mia Sposa Morente, passa attraverso un mood lento, molto più Doom oriented che gli ultimi album, ove a farla da padrone è il manto d'oscurità che impregna ogni singola canzone, ogni singolo secondo musicale. Nonostante non vi siano grossissime differenze un fase di guitar riffing di base rispetto il classico canovaccio "a la My Dying Bride", a risplendere come non mai sono invece le tastiere, utilizzate in maniera più organica ed integrata, capaci di legarsi in maniera quasi simbiotica con il substrato doomish e la bellissima interpretazione che Aaron fornisce di song in song. Mr. Stainthorpe charma con la sua voce magnetica, meno lamentosa del solito (non per questo meno lacerante) ma più espressiva, alterando le clean vocals con moltissimi growl e diversi passaggi quasi parlati, incrementando così la sensazione claustrofobica insita nelle composizioni: ne può essere un chiaro esempio 'The Scarlet Garden', con i suoi quasi otto minuti di mood dolce/amaro in grado di stordire senza colpo ferire. E cosa dire dell'opener 'The Wreckage Of My Flesh' sulfurea e sofferente, dell'ostico romanticismo di 'Catherine Blake' del capolavoro dell'album 'My Wine In Silence', in cui soffici drappi di tristezza lievemente coprono le morbide note di solitudine che gli arpeggi della sei corde e le atmosfere delle keyboards rilasciano, la rocciosa 'The Prize Of Beauty', ove troneggia l'organo sacrale che richiama il patto luciferino della vita eterna, l’inquietante, maligna e gelida 'The Blue Lotus' (l'episodio più morboso del platter), i retaggi dei MDB che furono di 'And My Fury Stands Ready' e la splendida, conclusiva, (s)coinvolgente 'A Doomed Lover', perfetto addio alla vita terrena in assaggi psichedelici? Ogni altra parola è superflua e perderebbe il suo significato di fronte alla maestosità ed alla grandezza di 'Songs Of Darkenss, Words Of Light'.
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