Definiscono la loro proposta “art-rock”, ma non c’è ombra di
presunzione in una catalogazione così
impegnativa, e sono sufficienti un’analisi sommaria della veste grafica del loro disco d’esordio e una breve indagine conoscitiva realizzata tramite il loro sito
web per rendersi conto che l’
Arte, intesa come un’entità globale che comprende musica, pittura, disegno, fotografia, fumetto e recitazione è effettivamente la “magnifica ossessione” dei
Tenebrae, formazione ligure tanto affascinante quanto sorprendente nella sua imperiosa brama
multimediale, atta a rendere il più completo possibile il quadro sensoriale da offrire al pubblico.
Il supporto dei dipinti realizzati dalla pittrice cremasca Désirée Nembri, i recitati di Alessandro Barbero (presentato come il “sesto uomo”, in analogia con il mondo del basket), l’enigmatico e suggestivo fumetto
noir intitolato “Crepuscolo”, allegato al disco e firmato da Gabriele Ghio in collaborazione con Marta Olezza, tutto contribuisce a offrire l’immagine nitida di un gruppo dal carisma e dalla sensibilità non comuni, aspetti sicuramente confortanti e apprezzabili in una scena italiana sempre piuttosto ricca e tuttavia spesso troppo poco “caratterizzata” e al limite della “crisi d’identità”.
Dal successivo approfondimento della questione musicale arrivano, poi, le migliori e auspicate conferme: il gruppo genovese dimostra di saper mantenere quanto “promesso” attraverso un caleidoscopio di colori sonici foschi, vividi e incisivi allo stesso tempo, dove riescono a convivere l’
hard prog italico d’ispirazione settantiana (da Museo Rosenbach, Banco e Balletto di Bronzo fino ai Timoria di “Viaggio senza vento” e “2020 Speedball″, passando per Nuova Era e A Piedi Nudi), la
rock-wave più inquieta e melodrammatica (i Litfiba, innanzi tutto, ma anche bagliori di CSI/CCCP e qualcosa degli Aleph) e il
metal, attraverso le sue configurazioni lugubri, enfatiche e “pachidermiche” (Black Sabbath), la sua forma raffinata, malinconica e “metafisica” (Pain Of Salvation, Saviour Machine) e addirittura tramite esili brandelli della sua esposizione maggiormente violenta e “etnica” (SOAD), riuscendo, mediante una struttura melodica di grande qualità e gusto, nell’impresa di non risultare prolisso, ridondante o eccessivamente “intellettuale”.
Lo stesso
concept lirico che sostiene le vibranti architetture sonore, realizzato come l’intreccio narrativo di un’angosciosa e conturbante
pièce teatrale, poteva rappresentare un ulteriore rischio dal punto di vista della “comprensione” dell’opera, ma anche qui i Tenebrae ostentano acume e misura, inserendo nel suddetto contesto di apprezzabile “accessibilità” le loro visioni poetiche … potenti, oniriche, eleganti, evocative e solo raramente viziate da appena da un pizzico di retorica.
Visto il carattere
concettuale del disco e il suo notevole valore complessivo vorrei evitare di effettuare classifiche di merito all’interno di un programma in sostanza privo di cadute di tensione, limitandomi a segnalare “Coprimi di nero” come il pezzo, forse, più rappresentativo, a sottolineare la grande prova di tutta la band (plauso particolare al
vocalist Davide Faudella, eccellente
istrione della fonazione modulata) e a esprimere tutta l’indignazione per un gruppo ancora costretto a ricorrere all’autoproduzione (con tutti i limiti di una soluzione del genere, seppur assai professionale) per dare sfogo alla sua ambiziosa vitalità espressiva.
Profondi cambi di
line-up (Bigone, Garofalo, Benenti e,
ahimè, Faudella hanno abbandonato il progetto e sono stati sostituiti da Francesco Mancuso, Fabrizio Bisignano, Alessandro Fanelli e Paolo Ferrarese) mi procurano un minimo d’
ansia, perché la magia e l’armonia create dai Tenebrae di “Memorie nascoste” non sono così agevoli da ricreare … non resta che attendere al “varco” i nuovi innesti, garantendo l’attenzione riservata agli emergenti dotati di personalità e accogliendo con entusiasmo l’esplicito invito della band a continuare a seguirla “
in un viaggio tra canzoni, quadri e strani sogni fatti di nebbia”.