Per chi non lo sapesse gli
Eisregen sono una masnada di folli.
Folli tedeschi per giunta.
"Rostrot" è la loro nuova fatica, nono album se si escludono EP vari, e segue di un anno il precedente
"Schlangensonne".
Come da copione la musica del nostri non segue una linea retta, ma spazia in vari ambiti senza mai dare l'impressione di essere forzata.
La base sulla quale si muove il gruppo tedesco è un robusto Dark Metal impreziosito da un sapiente uso delle tastiere e da una convincente impostazione in fase di arrangiamento che testimonia la cura che i quattro mettono nel comporre.
Fin qui tutto bene. Abbiamo detto però che i nostri sono folli.
Allora, schiacciate il tasto play, ed avrete un bell'intro per voce e pianoforte molto d'atmosfera che si dissolve subito dopo nel violentissimo black metal dell'opener
"Schakal: Ode an die Streubombe", pezzo che viaggia alla velocità della luce e denota un desiderio sinfonico nella musica dei nostri che subito dopo si cimentano, improvvisamente, in un brano in cui fanno il verso ai
Rammstein più ruffiani.
Vi basta? Neanche per scherzo.
Gli Eisregen proseguono l'opera variando continuamente l'atmosfera dei loro brani, virando di tanto in tanto verso partiture quasi rock, salvo poi tornare ad esplosioni black metal che si attenuano all'interno di un metal sempre oscuro, ma più accessibile.
Aggiungete a quanto detto l'uso esclusivo dell'idioma tedesco, che renderebbe non commerciale anche un pezzo di Paola e Chiara, ed avrete un quadro di "Rostrot".
Il disco è certamente interessante, anche se il suo non puntare decisamente in un senso lo rende spiazzante e ne limita la fruizione.
Probabilmente, quindi, gli Eisregen rimarrano sempre un gruppo di culto.
Un culto folle.
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