Accompagnato da una copertina a dir poco curiosa e ricercata, la Lupus Lounge ha da poco dato alle stampe “Insects”, secondo capitolo del quintetto tedesco dei Farsot.
Bastano pochi minuti di ascolto per capire che il quintetto proveniente dalla Turingia, ha scelto di continuare imperterrito sulla strada, anzi oramai sull’autostrada vista la quantità di band che vi si dedicano, del post-black metal.
Abbiamo quindi fra le mani un lavoro accattivante e avvolgente che punta ad intrigare i sensi dell’ascoltatore piuttosto che prenderlo direttamente per la gola tramite l’uso di ritmiche indiavolate, riff glaciali e screaming straziato.
“Insects” è un lavoro smussato elegantemente con il niello piuttosto che tagliato con lo scalpello, con ampio spazio dedicato all’utilizzo di arpeggi melodici e all’uso di mid-tempo chiaramente ispirati dagli ultimi Enslaved ma senza possedere la stessa abilità compositiva dei norvegesi, i quali è sempre bene sottolineare, posso permettersi di rielaborare ed incorporare nel loro sound influenze prog-settantiane con una facilità disarmante.
Il contrasto con quello che trasmettono gli strumenti e l’uso continuo di uno screaming basso del cantante 10.XIXt (N.d.r.: che razza di pseudonimo) è stridente. Quest’ultimo spesso da l’idea di non essere sul pezzo, a mio personale giudizio sarebbe stato preferibile una scelta più attenta nell’alternanza delle tonalità per accentuare meglio i passaggi più evocativi e “morbidi”.
Peccato perché nel complesso l’album ha diversi spunti positivi e merita di esser riascoltato nel tempo piuttosto che essere accantonato su una mensola a prendere polvere, penso che con ulteriori minimi accorgimenti i Farsot siano pronti a salire di livello non rimanendo più un nome noto solo nell’underground.