I
Sigh sono un gruppo storico nel panorama estremo del Giappone, loro paese di provenienza.
I loro primi lavori risalgono agli inizi degli anni '90 ed hanno anticipato anche i nomi storici dell'allora nascente movimento black metal, motivo per cui
Euronymous volle il gruppo nella sua etichetta, la Death Silence Production, con la quale i nostri incisero il debut su lunga distanza
"Scorn Defeat" nel 1993.
Da quegli anni molte cose sono cambiate ed i
Sigh hanno sviluppato la loro proposta sonora verso nuove direzioni passando dal black metal, di matrice Celtic Frost, dei primissimi lavori ad un progressive extreme metal che invece caraterizza le loro ultime uscite.
Il nuovissimo
"In Somniphobia" segue la linea della evoluzione sonora scelta da
Mirai Kawashima e soci e prosegue quella ricerca musicale che potremmo definire
avantgarde, patrimonio di molte band giapponesi che fanno della commistione di più generi un elemento distintivo.
I
Sigh confezionano, quindi, un lavoro molto eterogeneo in cui è possibile scorgere diverse influenze: negli undici brani del disco troverete progressive rock anni '70, spruzzate di black metal, blues, fisarmoniche, eleganti e schizati interludi di sax, hard rock, approccio sinfonico, partiture alla
Chldren of Bodom, i
Covenant di
"Nexus Polaris" , delicati pianoforti, un'ottima chitarra solista, più tutta una serie di trovate che potremmo definire
teatrali sulla scia di certi
Arcturus. Insomma, ci troviamo di fronte ad un caleidoscopio di umori e sensazioni diverse e dissonanti, motivo per cui il disco risulta essere di difficile fruizione ed, alla lunga, davvero pesante.
Tolti, infatti, i primi due pezzi, che sono "semplici", per i canoni dei nostri si intende, e brevi, tutti gli altri puntano in mille direzioni diverse senza mai dare l'impressione di avere un vero filo logico che ne sottenda una razionale costruzione. Ma forse questa è l'avantgarde e forse un disco come questo, ascoltato con il giusto mood, può risultare raffinato ed interessante.
Io non saprei davvero come giudicarlo in senso univoco: troppa la carne al fuoco e non sono uno che va matto per le bistecche.
Dategli un ascolto e sappiatemi dire.