Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2004
Durata:51 min.
Etichetta:Iron Glory
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. DISTANCE OF NIGHT
  2. BREAK THE SILENCE
  3. ODEM OF DAWN
  4. SNOWLY PATH
  5. INTO MIST
  6. MISANTHROPIST
  7. DYING ROSE
  8. THE LAST RISE
  9. CEREBRAL RAGE
  10. DREAMS OF A SHADOW

Line up

  • Erik Mosoni: vocals
  • Carmen R. Schafer: guitars, vocals
  • Carsten T. Muthing: guitars, stnth
  • Rene T.: bass
  • Tom G.: drums

Voto medio utenti

Una tra le band più estreme della scuderia della Iron Glory Records, solitamente alle prese con sonorità ben più classiche ed oltranziste, i tedeschi Mighty D., partiti come death/thrash metal band, si lanciano verso aperture e contaminazioni dai molteplici volti in questa nuova produzione intitolata "The Last Rise". Da subito spicca la più che buona qualità sonora di un prodotto decisamente professionale e dal sound potente e cristallino, nel quale i singoli strumenti trovano il giusto spazio e dove le diverse influenze ed atmosfere si amalgamano nella giusta misura per un risultato eclettico e decisamente interessante. Al fianco delle sonorità di chiara matrice death, dal cantato growl al riffing serrato delle chitarre, potenti e melodiche al tempo stesso, troviamo diversi momenti ora acustici ora interamente melodici guidati dalla voce lirica di Carmen, seconda cantante in questa formazione la quale spezza la tensione delle parti più accese con il proprio cantato melodico e teatrale di sicuro effetto. Onestamente però è proprio questo aspetto a rendere alle mie orecchie un po' indigesto l'ascolto di questo "The Last Rise", tanto convincente ed incisivo nei brani più spinti, anche là dove la band si concede qualche apertura ai limiti del prog, quanto stancante sul cantato ostentato della voce femminile, troppo accentuato e impostato per riscuotere le mie simpatie. Gusti personali a parte, la qualità del disco in generale è più che soddisfacente, anche nei punti in cui i Mighty D. si spingono su aperture melodiche di chiaro richiamo al sound svedese, fino a tornare ai tecnicismi del death più bizzarro di Atheist o Death. Tante (troppe?) le influenze e le sonorità che si alternano in questo lavoro, che, se da un lato hanno il pregio di poter raggiungere il maggior numero di ascoltatori possibili, dall'altro snatura un po' la personalità e il senso della proposta di questa band, della quale non si riesce ad afferrare appieno l'essenza. Un ascolto variegato, controverso e difficile ma di certo interessante e gratificante per la propria diversità, ovviamente solo se avete familiarità con i riferimenti di cui sopra.
Recensione a cura di Marco 'Mark' Negonda

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