“Nel tempestoso Atlantico del mio essere, io sempre godo di una muta calma nell'intimo; e, mentre pesanti pianeti di dolore incessante mi ruotano intorno, laggiù in fondo continuo a bagnarmi in un'eterna soavità di gioia”, Ismaele, da Moby Dick.
La citazione di cui sopra è stata la prima cosa che mi è venuta in mente ascoltando questo disco.
Il ritorno degli
Alcest, con il nuovissimo “
Les Voyages De L’Âme”, coincide con il mio ritorno, sebbene non a tempo pieno, sulle gloriose pagine di Metal.it.
Partendo dal presupposto che il precedente disco era uno di quei capolavori che, a distanza di anni, due per la precisione, faticano ad uscire dal lettore cd, il lavoro del master mind
Neige si presentava arduo. Ripetersi nella magniloquenza della propria musica senza per questo scadere nella sterile ripetizione di quanto già fatto in passato.
Sia detto qui ed ora, anticipando quanto tra poco si dirà, “
Les Voyages De L’Âme” è un capolavoro.
Neige mette da parte le melodie ‘disperate’, più affini al black metal, del precedente disco, optando per una sorta di ritorno alle atmosfere più eteree di “
Souvenirs d’un Autre Monde”, ma addolcendole ulteriormente.
Il ‘viaggio dell’anima’ di
Neige somiglia molto a un sogno, e le atmosfere oniriche, che sempre hanno caratterizzato la musica degli Alcest, hanno perso quel connotato di oscurità, che in passato poteva essere percepito con chiarezza, lasciando il posto ad atmosfere sognanti, senza tempo, sospese nell’universo fiabesco che
Neige si porta dentro.
Il disco, per ciò che concerne il suono, è sicuramente di più facile ascolto – se si eccettua “
Being Of Light”, pezzo veloce e sostenuto – ma il carico emozionale che trasmette lo rende un disco ‘pesante’, impegnativo. Quanto più ci si immerge nelle atmosfere del disco tanto più questo ci restituisce in emozioni, sentimenti, visioni, suggestioni. È un vero e proprio viaggio.
La capacità di
Neige di creare scenari dell’anima, paesaggi vasti e senza tempo, visioni mozzafiato, è incredibile. La title-track ha aperture melodiche che dischiudono universi paralleli nei quali l’ascoltatore può smarrirsi, senza contare la conclusiva “
Summer’s Glory”, che porta lontano, oltre il tempo e lo spazio, e fa venire letteralmente le lacrime agli occhi.
Ecco, tra le pieghe di questo disco pare quasi avvertire quello che potrebbe essere il prossimo approdo di
Neige, ovvero l’esplorazione di una certa psichedelica spaziale che è molto affine alle melodie dilatate e soavi del presente disco.
Lo screaming black, che qualche perplessità aveva suscitato sul precedente disco, qui è ai minimi termini, essendo relegato alla sola “
Faiseurs De Monde”, la quale, tuttavia, a metà muta umore, trascinando l’ascoltatore in “
un’eterna soavità di gioia”, per citare le parole di Ismaele in Moby Dick.
Il giudizio definitivo su questo disco l’ho già espresso più sopra. Bisogna averlo, al pari degli altri due precedenti. E bisogna avere la maturità e l’intelligenza di non voler a tutti i costi catalogarlo musicalmente, anzi, bisogna avvicinarsi senza pregiudizi. Vi diranno che è shoegaze black metal, fantasy metal, emo rock, e altre decine di fantasiose definizioni. A me l’unica che viene in mente è grande, anzi grandissima, musica. E mi accompagnerà per gli anni a venire. Vi auguro che faccia lo stesso con voi.