Quella dei
Nonpoint è una storia particolare. Esordirono nel ’99 col bellissimo “
Statement”, un disco passato criminalmente, oserei dire, sottobanco. Scoprii questa band su internet quando in Italia ancora nessuno li conosceva e fui l’unico a votarlo disco dell’anno, fui deriso da tutti. Quando qualche mese dopo il disco fu top album su un noto magazine concorrente nessuno rise più.
“
Statement” racchiudeva dentro di se la carica energica, aggressiva e dirompente del debutto dei
SOAD, la veemenza invettiva e rappata dei migliori
RATM, la forza melodica dei
Deftones con fortissime venature soul dovute alla stupenda voce di
Elias Soriano, il che li avvicinava alle migliori cose dei
Sevendust. Un disco nel quale i riffs, supportati da una produzione eccellente, ti portavano allo sfinimento con una carica inesauribile e un groove letteralmente assassino. Un album ineccepibile e personale. Mi son sempre chiesto il perché i
Nonpoint, due bianchi e due latino-ispanici, non abbiano mai sfondato pienamente. A riguardo ho sempre pensato che la “colpa” fosse dovuta al fatto che esordissero su una major che non puntò mai abbastanza su di loro, vuoi perché non avessero un’immagine “vendibile” (in un mondo di maschere e facce pittate loro puntavano sulla musica), vuoi perché erano abbastanza duri (ma anche stupendamente melodici), vuoi perché erano dei semplici outsiders (nonostante un paio di autoproduzioni alle spalle) addirittura provenienti dalla Florida, terra fertile per altre sonorità. Così ho sperato fortemente che il secondo disco ce li restituisse ancora in piena forma e pronti a spaccare tutto. Ma evidentemente la label ha incominciato ad interessarsi a loro…con i risultati che fra poco vi illustrerò…Questa lunga premessa serve a chiarirvi quello che leggerete fra poco.
Partiamo dal titolo del disco: “
Development”. In effetti, questo “sviluppo” ha cambiato notevolmente il sound dei nostri, ora ammorbiditosi decisamente puntando molto sulle soluzioni più melodiche ed orecchiabili e le linee vocali più dolci di
Elias Soriano che considero una delle migliori voci in ambito crossover. Non c’è quasi più traccia della foga e della veemenza del debut, dell’aggressione “urgente” ed anche il groove viaggia col freno a mano tirato. In questo disco c’è solo tanta, ma proprio tanta melodia condita da qualche riffone un po’ più duro in pieno stile Nu Metal da MTV (
Linkin Park docet). Un disco nel quale la band sembra sempre sul punto di esplodere ma che non riesce mai a dare un senso compiuto alle proprie composizioni. Sembra quasi che la label gli abbia detto: “
Se volete il secondo disco o suonate alla maniera di MTV o vi ritrovate senza contratto”. Li ha poi iscritti all’Ozzfest per dargli un po’ di risonanza ma promozione zero (il disco me lo son comprato) e figuratevi che anche il booklet è scarno confusionario e deludente, addirittura peggio del debut. Insomma vendetemi un milione di copie ma per voi non spenderò nemmeno la miseria di qualche migliaio di dollari. Sfruttamento signori miei. I
Nonpoint sono il classico esempio di come una label possa rovinare una band. È un peccato, perché i
Nonpoint erano una delle mie band preferite, erano realmente il nome nuovo del Nu Metal e vi posso assicurare che magari su una label come la Roadrunner (quella dei bei tempi) oggi i nostri sarebbero più grandi degli
Slipknot.
Detto questo vi esorto a recuperare il debutto e magari a dare un ascolto a questo disco. In buona sostanza il disco non è brutto anzi tutt’altro, la voce di Soriano è ancora eccelsa e la produzione è buona. La maggior parte delle considerazioni di questa recensione sono frutto di delusione ma ad essere obiettivo ed onesto questo disco una chance la merita, pezzi come la title track, “
Your Signs” e “
Mint” ad esempio, sono delle vere e proprie perle di crossover melodico. In definitiva un disco godibile e piacevole, per un ascolto senza impegno. Forse sfonderanno ugualmente e venderanno vagonate di dischi, ma la MTV generation non potrà mai sapere chi erano veramente i
Nonpoint.
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