I
Metsatöll (la cui traduzione è “lupo”) sono una band estone che suona folk metal, interamente cantato in madrelingua e, ovviamente, ispirato alla mitologa e al folklore patrio.
A parte questi elementi peculiari, peraltro comuni a qualsiasi gruppo folk, la musica dei Metsatöll non ha altre particolarità, relegando la componente folk all’uso di cornamuse, flauti e parti declamate dal singer
Markus.
“
Ulg” (ululato) è il quinto full-lenght della band. Onestamente non conosco i precedenti album, e il cantato estone è decisamente ostico, al punto che persino i titoli delle canzoni sembrano consonanti buttate a casaccio, almeno fino a che non li si traduce e, allora, si scoprono titoli dal flavour epico come “Warheart” o “Twilight”.
In effetti la musica dei
Metsatöll ha parecchi rimandi epici, in alcuni frangenti sembra di sentire i primi
Enid. Tuttavia la linea generale è quella di composizioni semplici e lineari, che quasi mai riescono a stupire per le atmosfere, che, viceversa, dovrebbero essere i punti di forza del disco.
Il songwriting punta su pezzi di impatto, con ritmiche solide, e rapidi fraseggi di chitarra, talvolta facendo dei pezzi una sorta di inno da osteria, come “
Muhu Oud”.
Altre volte però i pezzi assumono consistenza, come “
Rabakanne” e “
Kivine Maa”, anche se, soprattutto in questi casi, si palesa la carenza maggiore del disco, ovvero il difetto di evocatività.
Un disco che, a detta della band, è stato registrato in una foresta estone, ma che non ne ha saputo cogliere lo spirito.
I
Metsatöll non mi hanno impressionato, e il giudizio varia tra il mediocre e l’appena sufficiente.
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