A 22 anni di distanza dal loro debutto e a due dal discreto “A better road” esce un nuovo album dei Doc Holliday, una delle più longeve formazioni di southern rock in attività.
La band Georgiana non ha mai raggiunto livelli di popolarità pari ai colossi del settore ma è stata capace di proseguire tenacemente per la sua strada, incurante delle mode e dei trasformismi, conservando immutato il proprio stile negli anni. Ottusa ostinazione per molti, autentica passione rock per altri (me compreso..).
Ancora oggi, nel presente album, i Doc Holliday trovano forza convincente ed entusiasmo genuino per esprimersi al meglio, una luminosa raccolta di canzoni che devono molto a quel mitico gigante che si chiama Allman Brothers Band, protagonista lo scorso anno di uno dei più bei dischi rock in assoluto (“Hittin’ the note”).
Bruce Brookshire, mente dei Doc Holliday, non ha mai nascosto la propria devozione verso il lavoro dei fratelli Allman, ed è sufficiente ascoltare una stupenda jam-song come “Highway call” per captare lo stretto legame tra le due formazioni. Infatti l’intero “Good time music” è impregnato di feeling bluesy, di matura rilassatezza che alimenta momenti intensi ed appassionati come la sofferta rilettura del classico di J.J. Cale “Magnolia”, ballata che come poche altre pare sprigionare i profumi del grande Sud.
Veterani come i Doc Holliday non si lasciano certo attirare dalle ruvidità del neo-southern/stoner di gente come Dixie Witch o Halfway to Gone, il massimo della loro aggressività è l’hard marca Deep Purple dell’iniziale “Black cat” o la sfida delle lead nel tiepido messaggio Cristiano “Messiah”. Il resto è antica tradizione che abbraccia il funky-rock sudista di “Trudy” del maestro Charlie Daniels, il rock d’autore ispirato al “Boss” Springsteen in “Farmer’s tan”, il blues del delta nella placida “It suits me too” ed il solido southern rock’n’roll della title-track.
A completare il tutto l’omaggio agli Skynyrd di “Simple man”, non solo il piacere di interpretare un meraviglioso brano di una band storica come tanti potrebbero fare, ma la condivisione e l’abbraccio di una cultura, una mentalità, un modo di vivere la vita e la musica che alla fine per questi vecchi rockers sono due cose inscindibili.
Ennesimo buon album per i Doc Holliday, che non aggiungeranno unità al proprio pubblico ma saranno apprezzati dagli appassionati del settore.
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