Cari lettori e lettrici di Metal.it, diamo oggi il via ad una nuova rubrica a cadenza settimanale dal titolo "Negative Creep": il titolo é preso in prestito da una celeberrima canzone dei Nirvana che a nostro avviso ben si presta a quello che sará il focus di questo appuntamento editoriale, che si prefigura come un viaggio nella musica piú estrema, bizzarra e malata, senza alcun paletto per quanto riguarda i generi. Parleremo di death, doom, sludge, industrial, post-metal e chi piú ne ha piú ne metta, cercando di coprire album storici ed altri piú recenti.
Come accade per le moderne serie TV, la rubrica sará strutturata in stagioni da 10 "episodi", con la possibilitá di estendere a stagioni successive.
DISCLAIMER: per questa rubrica verrá tralasciato volutamente il voto ai dischi che verranno trattati, giusto per il gusto di parlare di musica e di raccontare qualche fatto interessante dietro le opere e per slegarsi da qualsiasi valutazione numerica che lascia il tempo che trova.
Ma abbiamo giá perso abbastanza tempo, e partiamo subito a bomba con questa puntata "pilota".
Buona lettura.
L'anno é il 1988 quando il chitarrista
Justin Broadrick esce dai
Napalm Death freschi delle registrazioni di "Scum", un album destinato a scrivere la storia della musica estrema tutta, e decide di riesumare il suo vecchio progetto Fall of Because, originariamente fondato nel 1982 sotto l'egida O.P.D. (Officially Pronounced Dead) con l'amico
B. C. Green al basso con l'intento di proporre della musica nuova: in questa nuova versione della band madre il cambiamento piú grande si ha con la scelta di rimpiazzare un batterista vero e proprio con una drum machine, della cui programmazione si occupa lo stesso Broadrick; il cambio di monicker é solo una naturale conseguenza di questa virata stilistica, che porta alla scelta di
Godflesh come nuovo nome per il progetto. La scelta del nome non é casuale ed ha l'intento di mescolare la natura immateriale della musica, talvolta definita "la voce di Dio", con un piano decisamente piú fisico e concreto, quasi "carnale".
Dopo un EP omonimo edito nello stesso anno dalla Swordfish Records, la band attira subito l'attenzione della
Earache Records di
Digby Pearson, label all'epoca molto attenta ed attiva nel monitorare le realtá underground piú interessanti ed innovative, che mette subito sotto contratto la band di Broadrick: esce cosí nel 1989
"Streetcleaner", il primo full-length del duo di Birmingham che avrá un impatto devastante sia sullo sviluppo e l'affermazione dell'industrial, ma anche una notevole influenza su tutta la scena estrema dell'epoca e degli anni a venire. La stessa copertina del disco, che altro non é che un fotogramma del film "Altered State" del 1980, é diventata iconica al pari del sound che i Godflesh hanno definito a partire da questo disco, che prende il proprio titolo da un termine slang con cui viene solitamente indicata la mitragliatrice UZI: il suo tratto piú distintivo non puó che essere il suono freddo, meccanico e tagliente della drum machine Alesis HR-16 su cui Broadrick ha scritto tutte le parti del disco, che risulta essere il complemento perfetto alla chitarra distorta e a tratti quasi noise che accompagnano le canzoni che si distinguono per atmosfere plumbee e cupe, che facilmente possono essere ricondotte al contesto urbano ed industriale in cui i Godflesh sono nati e cresciuti e che é stato un'importante spinta creativa per molte formazioni in ambito estremo.
"Streetcleaner" é un incubo meccanico in cui l'alienazione piú pura che trasuda dai beat di batteria elettronica viene sublimata ed accentuata dai riff cupi, oscuri intervallati da feedback lancinanti che penetrano il cervello. Ad incattivire l'aura malata e malsana ci pensano le vocals sgraziate e riverberate di Broadrick che risuonano disperate nelle orecchie come un urlo di dolore e di rassegnazione, mentre il basso di Green costruisce un substrato pulsante e vivo che rende i pezzi ancor piú soffocanti e claustrofobici. Il resto lo fa una produzione volutamente low-fi che non fa altro che inasprire i tratti spigolosi del disco e lo rende ancor piú pesante e ficcante.
Risulta difficile rimanere indifferenti a brani come "Like Rats", la marziale "Pulp", la doomy "Life Is Easy" o la dissonante titletrack, tutti brani che in un modo o nell'altro fanno emergere il background musicale dei Godflesh fatto di punk/hardcore, hip hop e metal estremo.
Come dicevamo, il peso di quest'opera non risiede solo nell'influenza che "Streetcleaner" ha avuto sullo sviluppo dell'industrial metal, ma anche nell'impatto che ha avuto sulla musica estrema tutta: questo album ha contribuito, soprattutto negli anni '90, alla nascita di numerosi side project di band come Sepultura o Obituary (basti pensare ai progetti Nailbomb e Meathook Seed, giusto per citarne un paio), se non addirittura a vere e proprie svolte stilistiche in band come gli stessi Napalm Death che in dischi quali "Fear, Emptiness, Despair" o "Inside The Torn Apart" strizzarono volutamente l'occhio a sonoritá piú industriali.
Ancora oggi l'opera prima dei Godflesh non ha perso un grammo della sua violenza e non soffre del passare inesorabile del tempo: é questa la prerogativa delle opere d'arte, in qualsiasi loro accezione.
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