La scena black metal finlandese, pur non toccando neanche minimamente le vette della vicina Norvegia, ci ha regalato nel corso degli anni buoni lavori da parte di act underground come Horna, Pest e Behexen. Proprio da una costola di questi ultimi (in particolare dal chitarrista/bassista Veilroth) nascono i Calvarium... band dedita al satanismo, alla tortura fisica e all'adorazione della morte. Con queste "esaltanti" premesse ci accingiamo all'ascolto di un lavoro che non lascerà il segno nella storia del black metal, ma che perlomeno si rivela interessante nell'intrattenere l'ascoltatore almeno per i primi venti minuti. Musicalmente l'album si colloca a metà degli anni '90, spaziando sia tra pezzi veloci ("Horns Of Hate"), sia tra mid-tempos decisamente più suggestivi ("Jumalviha"). L'impressione è che i tre musicisti non siano proprio dei novellini, ma che nonostante questo manchi un qualcosa per far spiccare il volo a "The Skull Of Golgotha". Saranno forse i riff un pò anonimi che, nonostante l'utile apporto di qualche tastiera alla Dimmu Borgir, non riescono mai a graffiare. L'unica melodia particolarmente gradevole, e che infatti riesce a far emergere l'intero pezzo, è quella portante di "Siunatum Surma", che dimostra al contempo come possa bastare un riff semplice per costruire un ottima canzone (chi ha detto "Symphony Of Destruction"???). La prova dei tre black metallers dietro ai rispettivi strumenti è più che dignitosa, ma in questo caso è il songwriting (soprattutto nei pezzi più lenti) che doveva essere più concreto: purtroppo la sensazione non cambierà più durante tutti i successivi ascolti e "The Skull Of Golgotha" verrà giustamente liquidato come un album mediocre.
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