Sin dal monicker scelto i polacchi
Pandemonium ci svelano il loro amore per i
Celtic Frost, un amore che si esprime attraverso una serie di brani palesemente influenzati da quell'
"Into the Pandemonium" che è stato, e tutt'ora è, uno dei dischi più influenti, nonchè innovativi, della scena.
"Misanthropy", che è solo la quarta fatica di un gruppo in giro dal lontano 1990, riprende il gruppo di Tom Gabriel Fisher nel riffing dal sapore doom delle chitarre, nelle ritimiche di batterie, nell'uso non lineare delle tastiere ed anche nella voce femminile che ti tanto in tanto fa capolino nella proposta dei nostri affiancandosi alla voce maschile ora in growl ora in scream.
I
Pandemonium, tuttavia, sono un gruppo di talento e quindi non si limitano a riproporre determinati schemi: il loro death/doom è ricco di passione e personalità e si sviluppa attraverso composizioni che alla velocità preferiscono l'impatto e l'atmosfera plumbea e malata.
"Misanthropy" è, dunque, un disco oscuro ed
ossessivo all'interno del quale si ha la sensazione di essere quasi asfissiati da un muro sonoro denso e nerissimo.
I nostri guardano sicuramente al passato ed il loro death metal, nel quale sentirete anche echi dei
Morbid Angel più sulfurei, testimonia, ancora una volta, la bontà di una scena, quella polacca, che non smette di offrirci qualità e passione.
"Misanthropy" non è un disco epocale, ma è dannatamente vero, autentico ed è suonato con una perizia ed una malvagità strisciante che lo rendono appetibile per chi cerca soddisfazione nell'estremo in musica.
Neri.
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