Più ignoranti che mai tornano i finlandesi
Archgoat.
"Heavenly Vulva (Christ's Last Rites)", titolo di una finezza estrema, è un EP di sei pezzi, in realtà cinque più una intro, che ci offre, come sempre, un rozzissimo black metal marcio fino al midollo e scevro da qualunque abbellimento.
Gli
Archgoat,, attivi sin dal lontano 1989, si inseriscono nel filone di band come
Blasphemy o
Beherit e lo fanno in modo molto convincente.
La loro musica infatti, per quanto becera, si lascia ascoltare e può certamente soddisfare i palati dei più intransigenti tra di voi.
I brani di questo nuovo lavoro presentano anche alcune "novità" rispetto al passato: in
"Blessed Vulva", titolo di una finezza estrema parte 2, ascoltiamo, ad esempio, dei sulfurei rallentamenti in cui il tappeto di tastiere sa creare un'atmosfera molto mistica,
"Penetraror of the Second Temple", titolo di una finezza estrema parte 3, ci riserva assolo di chitarra tanto semplici quanto dannatamente efficaci.
In linea di massima i nostri hanno optato per un approcio più "ragionato" alla composizione, per quanto si possa parlare di ragione in una proposta estrema come questa, mettendo in mostra capacità insospettabili e di sicuro pregio.
Sulla parte strumentale, violenta e blasfema sia quando i tempi corrono a veocità folli, sia nei rallentamenti molto evocativi, come accade nell'ottima
"Days of Clouds", si erge sovrana la voce da
maiale scannato del singer
Lord Angelslayer che, con il suo cantato di scuola brutal/grind, marchia a fuoco brani nei quali ci si sarebbe aspettati il solito scream urlato.
In conclusione
"Heavenly Vulva (Christ's Last Rites)" è davvero un buon disco, soprattutto perchè sa essere blasfemo senza prendersi troppo sul serio, cosa rara di questi tempi.
Da supportare.
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