Secondo lavoro in studio per i britannici
Ingested, autori nel 2009 di un debutto dal titolo piuttosto emblematico, “
Surpassing the bundaries of human suffering”. Il nuovo “
The Surreption”, rappresenta un notevole balzo in avanti nella discografia del combo inglese. La produzione, ad opera di
Chris Fielding (Napalm Death, Annotations of an Autopsy) è decisamente migliorata rispetto al precedente lavoro, con un suono meno impastato e una batteria che non va più a coprire il resto degli strumenti, merito anche del lavoro dietro al mixer svolto da
Mark Kenney (Bleeding Through, Anaal Nathrakh).
Nonostante i decisi ed evidenti miglioramenti, la ricetta di fondo rimane sempre la stessa: sano e violento Brutal Death, con tempi claustrofobici, chitarre ultra distorte, voci growl portate all'estremo e sporadici rallentamenti. Il risultato non annoia affatto, grazie a brani strutturati in maniera più matura e ragionata, con pesanti influenze death metal primo stampo e qualche contaminazione deathcore. Fiore all'occhiello di questo secondo lavoro in studio sono le parti vocali ad opera del vocalist
Jason Evans, coadiuvato dal supporto dei guest
Alex Erian (Despised Icon) e
Matt Jones (Martyr Defiled).
Devo dire che questo disco mi ha posto di fronte ad un bivio: è giusto stroncare un album a causa della scarsa originalità? Ci sarà sicuramente chi parlerà di questo disco come di un lavoro privo di spunti innovativi e dal sapore già sentito, ma, per quanto mi riguarda, questo secondo lavoro in studio degli
Ingested raggiunge ottimamente il fine ultimo di avere un ottima dose di violenza e brutalità senza risultare stantio e ripetitivo.
Quindi, se siete alla ricerca di un prodotto che suoni fresco e innovativo, forse è meglio che non spendiate i vostri soldi per “
The Surreption”. Se, invece, avete voglia di un album tritaossa, ben suonato, con tematiche gore e che trasudi sangue, tanto sangue, potete rivolgere qui le vostre attenzioni.
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