E' difficile parlare di un disco di UDO senza scadere nel banale e senza tornare, almeno con il pensiero ai fasti di un tempo: già perchè gli Accept, oltre a regalarci perle senza tempo, hanno davvero segnato in modo indelebile il sound di più di una band. Comunquesia, bando ai sentimentalismi, la voce più roca della Germania (inserita nell'uomo più basso e tarchiato del mondo) torna a farsi viva, e lo fa nel modo in cui ci ha abituato in tutti questi anni, ossia restando fedele a tutti i capisaldi dell' "UDO sound" e senza portare grosse ventate di innovazione; certo, rispetto a "Man And Machine" qualcosa è cambiato: le atmosfere si sono fatte ancora più dure e dirette, e se possibile, il songwriting è ancora più lineare e "straight in your face", per dirla all'americana. Il disco si apre con la title track, classicissimo pezzo di UDO su cui c'è davvero poco da dire, se non che vi ritroverete a cantare il ritornello dopo esattamente tre secondi di ascolto di quest'ultimo: che siate pro o contro la semplicità e l'orecchiabilità dei pezzi, è innegabile che la band sia riuscita ottimamente nel suo intento di creare delle linee facilmente assimilabili (attenzione, non ho detto "banali") e questa è una caratteristica che permea tutto il disco. Il power (quello vero) non è però l'unica matrice attorno al quale si sviluppa "Thunderball": ascoltando infatto "Though Luck II" non possono tornare alla mente le atmosfere Hard Rock di Ac-Dc e compagnia bella, mentre è facile restare spiazzati dalla stranissima "Train Riding Russia": pezzo strutturato in modo da riprende da vicino le melodie popolari sovietiche, con anche qualche strofa cantata in russo. La produzione si attesta su livelli medio-alti, con in particolar modo i suoni di chitarra (graffianti e taglienti, ma allo stesso tempo molto potenti) e di batteria (ottimo il punch dela cassa) in bella vista. Mi preme spendere due parole sulla coppia di asce Gianola-Kauffman, veramente potenti, precisi e dotati di un notevole tocco, sia in fase di riffing che in assolo. Concludendo, "Thunderball" non è né più né meno, il classico disco che tutti si aspettavano da UDO: se siete fans accaniti del biondo tedescone, andate pure tranquilli senza temere delusioni; se viceversa vi state avvicinando ora per la prima volta allo storico singer, mi sento di consigliarvi qualcosa di più "antico": capirete sicuramente meglio la carriera di questo grande artista.
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