Potremmo chiamarla NWOEPM: New Way Of European Power Metal, e i
Rizon avrebbero tutti i diritti di farne parte.
Heavenly, Celesty,
Serenity, Sebastien e chi più ne ha più ne metta, tutte band unite in un nuovo modo di fare power metal, prendendo una piega molto più melodica e sinfonica, a discapito della velocità d'esecuzione e degli acuti da capogiro. E da oggi, i Rizon.
Oddio, da oggi neanche troppo, dato che gli Svizzeri calcano le scene ormai dal lontano 1997, ma è dal 2005 che iniziano a far parlare di se con l'autoprodotto "
Evolution", che gli vale un contratto con la Karthago Records e un nuovo disco, "
Sudden Life", che vede la luce nel 2008.
Siamo quindi nel primo trimestre del 2012 e, a fronte della perdita della bella Franziska dietro il microfono, rimpiazzata da
Sareina, esce sempre per Karthago il nuovo "
Masquerade", che riprende il discorso esattamente da dov'era stato lasciato col precedente disco, senza spostare di una virgola il tiro: power metal moooolto melodico, uso smodato delle tastiere e una piacevole alternanza tra voce maschile e femminile, entrambe pulite e entrambe di buona fattura. Per onore di cronaca c'è da dire che quella del mastermind Matthias Gotz è decisamente più convincente, mentre Sareina a volte si impergola in territori non suoi, rischiando un po' troppo nella scalata alle note più alte e prendendo qualche botta nella caduta. Niente di serio, qualche livido qua e la, ma spesso inficiano nella qualità delle composizioni, come in "
Sigh from Eternity".
Nel complesso comunque siamo di fronte a una band che sa il fatto suo, che mi ha ricordato in maniera forte i già citati Sebastien, pur assestandosi su un livello leggermente inferiore. Il problema dei Rizon è la voglia di fare, che sfocia nelle esagerazioni: la prima è quella già citata di Sareina, nel suo voler cantare non nelle sue corde; la seconda è fare un disco di un'ora e un quarto, che finisce con l'essere la copia di se stessa; la terza, di minor importanza ma indice comunque di un problema, è cantare una canzone in spagnolo, "
El Dios", senza padroneggiare la lingua a dovere e risultando eccessivamente cacofonici.
Insomma, in conclusione vedo "
Masquerade" come un'occasione persa da parte dei Rizon, che con un disco più semplice e più concentrato avrebbero potuto mettersi davvero in mostra in un panorama già ricco di nuove proposte. Così sfornano soltanto un buon disco, con il giudizio ultra-positivo che si perde, purtroppo, tra gli spropositati minuti e gli eccessivi intarsi.
Quoth the Raven, Nevermore..
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