Quinta uscita in quasi dieci anni di attività per i Lacrimas Profundere (terza per Napalm Records), band che l'evoluzione ha portato da un inizio carriera prettamente Doom Metal a forti tinte gotiche ad uno stile attuale più morbido e melodico, molto gloomy, spesso vicino al Love Metal, ma al contempo molto molto Rock Oriented (a tratti addirittura Pop), in cui la malinconia, che attanagliava anche altre grandi bands, come Anathema (fonte immensa – a volte anche troppo - di ispirazione per questo combo) o My Dying Bride, la fa da padrone, impregnando il lavoro song dopo song. Il viaggio nella disperazione inizia con l'ottima opener 'For Bad Times', una song di forte impatto e molto aggressiva, dal tempo sostenuto ma mai strafottente, in cui già prende forma l'ottima produzione del platter. La seguente 'Adorer Two' convince per il suo ritmo incalzante, opacamente velato di tristezza, mentre la voce profonda di Christopher Schmid proietta ombre oscure sull'atmosfera sbiadita della song, prima di aprirsi in un coinvolgente finale, quasi Goth'N Roll. 'Last' prosegue il discorso lasciato a mezzo con la song precedente, in cui il chorus accattivante convince fin da subito. 'I DId It For You' è una song lenta, marcatamente disperata, dal ritmo rallentato e dal songwriting circolare, molto intimista, in perfetta linea con le produzioni dei Paradise Lost, mentre 'Sear Me Pale Sun' riporta in alto il ritmo...voci filtrate ed energia, per poi rallentare il mood e ripartire in maniera convincente. 'The Nothingship' è forse la song più banale del lotto, molto classica nel riffing, ma la derivazione post '70 di 'Liquid' si rimpadronisce subito dell'attenzione...veramente gloomy questa track! La seguente 'Underyour...' non si discosta molto dal discorso fatto per le prime tracks, mentre '...And Her Enigma' si apre con un piano etereo, che supporta una song dall’andamento lento e cadenzato, gialla come le stanche foglie che cadono dai rami degli alberi ai primi sintomi d'autunno...'Fornever' chiude con i suoi 7 e passa minuti un album molto interessante e per certi versi sorprendente, ove sono le emozioni ad essere gli spettatori e gli attori primari di un sound non certo nuovo ed originale, ma ben fatto, ben suonato, ben arrangiato e ben prodotto, ove anche la grafica del sempre più bravo e ricercato Travis Smith inquadra perfettamente il contenuto di questo platter, che ripeto non passerà alla storia come album del secolo, ma è sicuramente in grado di essere annoverato tra le moltitudini di uscite che oramai affollano l’attuale mercato discografico.
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