Il loro primo demo, "Ashes to Ashes", era sfuggito alla nostra attenzione, così, per poter incontrare i
Perseus abbiamo dovuto aspettare il loro secondo lavoro, uscito solo pochi mesi dopo.
I Perseus arrivano da Brindisi e si sono formati dall'incontro di due gruppi locali, gli Hastings ed i Defenders of the Faith, che - come facilmente intuibile - sono una cover band dei Judas Priest, ed ora su "Icarus Creed" danno spazio alla loro passione per il Metal tradizionale, anche se nell'occasione provano ad arricchirlo con un marcato tocco melodico ed andando a collocare il tutto in un concept incentrato sulla figura immaginaria di John Burns, uomo di successo che scopre - ovviamente un po' troppo tardi - di star sprecando la propria esistenza e sentimenti pur di ottenere il successo, decidendo quindi di cambiare completamente vita.
Venendo invece alla musica, si parte dalla breve "Icarus Creed" che ricorda gli Iced Earth più intimisti, una canzone che forse avrebbe meritato un maggior approfondimento, dato che dopo nemmeno un minuto si trasforma repentinamente in "Icarus Creed II", che con la successiva "Memories" è il brano con i più stretti legami al classico Heavy Metal. Rispetto ai due precedenti episodi, è proprio su "Memories" che la prova vocale di Antonio Abate non convince del tutto, anche a causa di una registrazione che lo penalizza in maniera evidente. Le cose, anche per il cantante, vanno decisamente meglio su "The Island", dove sono evidenti gli sforzi messi in atto dai Perseus sia nel songwriting sia sul piano esecutivo (sopratutto nelle ritmiche), e sulla conclusiva bonus track, "Isabell', un nostalgico momento acustico con le chitarre che nel finale affrontano
note che sembrano tradire i natali del gruppo.
E' ancora presto per capire fin dove potranno arrivare, ma il potenziale sembra esserci.
Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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