Questa recensione è un po’ scomoda, lo ammetto, e d’altra parte non potrebbe essere altrimenti, visto il prodotto in questione (da qui il SV, voluto)… Quando ho ascoltato l’ultimo album dei
Morbid Angel, sono rimasto abbastanza deluso, sia per il valore del disco in sé, sia per gli esperimenti elettronici presenti. E questo, chiariamo, non per una stupida questione di integralismo metallico, anzi… ho sempre pensato che un certo tipo di sonorità ben si legasse al metal, e di esempi validi ce ne sono diversi (Scorn, Ministry, Meathook Seed, e gli stessi Rammstein), così come ci sono esempi meno validi (Marylin Manson su tutti, ma anche l’esperimento “Remanufacture” che i Fear Factory fecero nel 1997, e, non ultimo, proprio “Illud divinum insanus”). Questo per dire che non mi sconvolge l’unione metal/industrial/elettronica in sé per sé, quanto un’unione fatta male. Ho tremato non poco, quindi, quando ho saputo dell’uscita di una versione remix dell’ultimo album dei Morbid Angel, visto che già le poche tracce elettroniche presenti sull’originale non erano niente di che, figuriamoci un disco intero. Beh, fortunatamente ho dovuto ricredermi, e questo non perché Vincent e soci abbiano all’improvviso imparato a manipolare la loro musica, semplicemente perché i remix non sono stati fatti da loro, per fortuna. Un manipolo di pazzi, tra i migliori rappresentanti delle scene industrial, elettronica, EBM e via dicendo, hanno preso i brani dell’album e li hanno ristrutturati secondo il proprio stile. Capirete che il discorso cambia sensibilmente, visto che in questo caso ci troviamo davanti a musicisti che conoscono alla perfezione il campo in cui si stanno muovendo. Basta ascoltare brani come “I am morbid (wall of morbid remix)” dei Laibach, “Too extreme” dei Synapscape, “I am morbid” (di nuovo) nella versione dei Micropoint, per il versante più estremo, oppure “Too extreme (black symphony edition) di Brian Leisure”, “Too extreme” (ancora) dei Mixhell, “Destructors VS the earth” dei Project Pitchfork, per quello più elettronico, per capire che ci troviamo di fronte ad un prodotto molto valido dal punto di vista musicale. Dov’è quindi il problema? Intanto nel fatto che il disco è veramente, esageratamente, lungo. Ben 31 brani, più altri 8 scaricabili con una speciale e-card presente nell’edizione limitata, che peraltro sono tra gli episodi più validi (“Nevermore” dei Chrysalide, o “Destructors VS the earth” degli Asche). Capirete, quindi, che alla lunga le vostre orecchie chiederanno miseramente pietà. Poi, non da meno, il fatto che i vari artisti si sono concentrati per lo più su 3-4 pezzi soltanto, quindi troverete innumerevoli interpretazioni di “I am morbid”, “Radikult”, o “Too estreme”, e, per quanto possano essere differenti le varie versioni le une dalle altre, sarebbe in ogni caso stato sicuramente più interessante se i gruppi avessero svariato un po’ di più, come ha fatto intelligentemente Igorr (sì, proprio Igor Cavalera dei Sepultura), che ha proposto un mix di vari cavalli di battaglia della band, peraltro uno dei brani più estremi tra quelli presenti, insieme a “Existo vulgorè” di Mulk. In definitiva, “Illud divinum insanus – The remixes” non è un album per tutti. Gli integralisti neanche lo ascolteranno, schifati dall’idea in sé, i più tunzettari magari gli daranno una chance, ma forse resteranno delusi da alcuni episodi più estremi. Quelli più aperti di mente ne apprezzeranno diversi aspetti, anche se, ripeto, difficilmente riusciranno a reggere senza colpo ferire ai 39 (!!!) brani presenti. Nel bene o nel male è un’opera estrema, forse, a mio avviso, addirittura più valida dell’album originale, che mi ha deluso non poco. Anche perché, di questi tempi, se voglio ascoltare qualcosa di valido e di estremo in ambito metal metto di nuovo su l’ultimo dei Napalm Death, con buona pace dei Morbid Angel…