Dopo l'esordio
"Loss" del 2009 che gli aveva fatti conoscere al mondo, gli inglesi
Wodensthrone giungono alla loro piena maturazione con il nuovo
"Curse" che esce sotto l'egida della Candlelight.
Ho parlato di maturazione perchè il gruppo sulla nuova release affina ulteriormente la sua proposta giungendo ad offrirci una musica dal grande impatto e dallo squisito gusto per l'arrangiamento di pregio e la melodia avvincente e senza tempo.
Cosa ci offrono i nostri?
Pagan/folk metal come base, sulla quale i
Wodensthrone inseriscono elementi che "pescano" dagli ambiti più disparati che vanno dal black metal all'heavy in genere sfiorando espressioni di scuola symphonic.
Il risultato è quello di trovarsi di fronte ad un album nel quale i
Primordial si fondono con le visioni "moderne" dei
Wolves in the Throne Room mentre echi di matrice norvegese, soprattutto
Enslaved, svaniscono e si sublimano all'interno di strutture complesse e molto lunghe.
"Curse" è un disco molto
evocativo ed assolutamente elegante che non rinuncia, tuttavia, ad essere aggressivo e violento quando il gruppo decide di spingere sull'acceleratore. Quello che più colpisce di questo lavoro è che, nonostante i brani siano molto articolati e lunghi, anche sopra gli undici minuti, l'ascolto scorre via veloce e senza intoppi dando la sensazione di trovarsi di fronte ad un'opera "semplice" che invece semplice non lo è per niente.
I
Wodensthrone puntano molto sulle loro capacità espressive e dipingono scenari in cui epicità e spirito pagano si amalgamano in maniera mirabile.
Tutti i brani sono concepiti con grande classe ed ognuno di loro ha al suo interno quello spunto vincente che li rende unici: non importa che sia un delicato arpeggio o lo splendido riff di
"First Light", che da solo vale l'acquisto del disco, oppure la pagana violenza di pezzi come
"Wyrgthu" e
"Battle Lines", in ogni caso i
Wodensthrone si esprimono su livelli molto alti che da oggi, possiamo affermarlo con sicurezza, saranno di riferimento per il genere all'interno del quale il gruppo si muove.
La scena pagan metal ha, infatti, trovato un nuovo, ottimo, interprete che, pur inserendosi in un ambito davvero inflazionato, ha le doti per potersi imporre grazie ad una proposta che fa del'eclettismo il suo punto di forza e che non si accontenta di percorrere sentieri già battuti.
Complimenti davvero per un disco tanto sentito quanto affascinante.
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