Spagnoli d'origine ma al 100% svedesi nell'anima, i
Darkness by Oath rilasciano questo terzo lavoro che nulla aggiunge a quanto già proposto nei precedenti dischi. Da loro e da altre migliaia di band.
La linea temporale dei
Darkness by Oath sembra essersi fermata una quindicina di anni fa, quando uscivano sul mercato capolavori del calibro di “
Jester's race” degli
In Flames o “
Slaughter at the soul” degli
At the Gates, gli
Eucharist erano ancora tra noi e venivano gettate le basi per quella che è stata tra le più importanti e prolifiche evoluzioni del death metal.
Direttamente dalla zona del crepuscolo, eccoli emergere accompagnati da questo nuovo “
Near Death Experience”. Non si tratta di un brutto lavoro, anzi, i brani nella loro semplicità si lasciano ascoltare anche piuttosto volentieri. Gli ingredienti ci sono tutti: un cantante con un ottimo screaming (molto simile a
Tomas Lindberg, singer degli
At the Gates), le capacità tecniche ci sono e le idee anche, ma è tutto troppo privo di personalità e rischia anche di generare qualche sbadiglio.
Intendiamoci, non è mia abitudine utilizzare come metro di giudizio l'originalità per giudicare un disco. Insomma, come dice una mia saggia amica, “se fossimo tutti originali, tutte le auto sarebbero Ford”, ma questi ragazzi mi hanno dato come l'impressione di costringersi all'interno di schemi predefiniti e obbligarsi a non oltrepassarne il confine.
Non mancano comunque episodi più brillanti come “
Viole(n)t Intentions” e la conclusiva “
Terror in thousand faces”, ma è comunque troppo poco per andare oltre la sufficienza.
Peccato, poteva essere un gran disco, invece rimane un album mediocre, per soli nostalgici senza troppe pretese. Uno di quegli album, come si dice in questi casi? Ah, si, senza infamia e senza lode..
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