Dio mio, che disco osceno.
Ecco a voi i
Voz, quartetto di stanza in Florida, il cui nome nuovo nasconde la vecchia conoscenza
Shane French (Jon Oliva's Pain, Circle II Circle, Teer, Millenium),
John Teer, batterista della band omonima, e quello che viene definito un ‘
fenomeno vocale’:
Morrie Vozdecky, ossia una delle voci più sgraziate, stridule e sgradevoli che le mie orecchie abbiano ascoltato negli ultimi anni. Questo popò di line-up, con l’aggiunta di un bassista, dà in pasto alle vostre orecchie 37 minuti di heavy metal cattivo e tendenzialmente poweroso, cantato (parola grossa) su tonalità spesso alte e stridule, un incrocio ideale tra un Rob Halford con la labirintite ed il King Diamond delle peggiori serate di emorroidi. Alle spalle di questo 'vocalist fenomenale', la band tenta anche di macinare brani duri e cazzuti, che hanno la fortuna di assomigliarsi tutti, così almeno soffro una volta sola senza grossi scossoni. Vabbè, non sprechiamo bit, preziosi. “
Shadows of Death” è un album pessimo, a parere di chi scrive. Evitatelo come il sesso anale passivo.
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