Guerra. Guerra. Guerra.
Nient’altro che guerra nei pensieri e nelle intenzioni degli americani
Kommandant, autori di un bellicoso black metal di matrice europea chiaramente debitore, specie nelle parti più tirate, a quello dei primi, imperdibili, lavori dei tedeschi Endstille.
L’opener “We are the angels of death”, per associazione di idee, mi ha infatti riportato alla mente i fasti di “Dominanz” e “Operation Wintersturm” realizzati dalla band di Kiel e confesso che mi aspettavo un album completamente indirizzato su quelle coordinate.
La band dell’Illinois invece si è mostrata capace di spezzare il ritmo (intenso) e di variare il registro di “The draconian archetype” con brani dal mood più sulfureo e cadenzato (qui compaiono in tutta la loro forza le influenze scandinave del combo) come nell’interessante “Hate is streght” e nei passaggi intermedi della successiva “Fore-aft synthesis”.
Seppur ben concepito ed arrangiato, “The draconian archethype” mostra però dei limiti di personalità ancora irrisolti, limiti che un orecchio esperto (che poi sono i fruitori naturali di questo genere di musica) dopo trenta secondi di ascolto sa già dove i Kommandant andranno a parare nei minuti successivi.
Avete già capito quindi che, nonostante raggiunga il suo intento, si tratta di un cd che difficilmente vivrà per più di tre mesi all’interno del vostro lettore e che difficilmente verrà preso in considerazione nella classifica di fine anno.
Va comunque riscontrato che la nostrana ATMF non ha investito tempo e danaro in una band di plastica e che la scelta di inserirli nel proprio rooster è in linea con quello che l’etichetta ha nel corso di questi anni coerentemente proposto.
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