Urðr (dal norreno "fato") è una norna della mitologia e vive tra le radici dell'Yggdrasil.
Assieme a Verðandi ("divenire", "presente") e Skuld ("debito" o "futuro"), Urðr , che rappresenta il passato,decide il destino degli uomini.
Ancora una volta i
Borknagar attingono alla mitologia e si fanno, dunque, portavoce dello spirito pagano della loro terra grazie al nono lavoro in studio che prende, appunto, il titolo di
"Urd".
L'album era molto atteso dalla scena estrema, e le aspettative erano molto alte soprattutto in virtù del rientro in formazione di
ICS Vortex che insieme a
Vintersorg e
Lars A. Nedland sarebbe andato a costituire un terzetto di voci unico e, certamente, imperdibile per chiunque fosse stato coinvolto nella musica estrema degli ultimi dieci anni.
Un "hype" enorme intorno al disco dunque e, per fortuna, il gruppo norvegese ricambia le aspettative con un lavoro che si può definire semplicemente con una parola:
splendido.
Ne più ne meno.
"Urd" sfiora il capolavoro e, a mio avviso, nella discografica dei norvegesi sta dietro solo all'inarrivabile debut che, non dimentichiamolo, è, probabilmente, il più bel disco viking/black mai uscito dalla terra dei fiordi.
Di acqua sotto i ponti dallo strepitoso inizio ne è passata tanta e con gli anni i
Borknagar si sono evoluti verso una forma di musica che, pur non rinunciando all'epicità ed alla feralità delle origini, ha via via inglobato al suo interno influenze che vanno dal progressive all'avantgarde, dando vita ad un suono "diverso" ed immediatamente riconoscibile poichè molto distante dal "classico" black metal patrimonio della loro nazione.
"Urd" rappresenta a mio avviso la summa della loro evoluzione, il compimento di un percorso evolutivo che trova qui la sua massima espressione e la migliore interpretazione.
Tutti i tasselli del mosaico
Borknagar sono al punto giusto.
Le chitarre di
Jens F. Ryland e del mastermind
Øystein G. Brun tessono melodie evocative, aggressive ed epiche sulle quali lo scream ed il lirismo di
Vintersorg e la magnifica ed elegantissima voce di
ICS Vortex si intrecciano in mondo perfetto con i "ricami" di
Nedland andando a colpire l'emotività dell'ascoltatore con passaggi davvero da brivido che emozionano per la loro magnificenza.
I
Borknagar riescono a comporre brani in cui vena sperimentale da un lato e sguardo al passato dall'altro convivono senza calpestarsi vicendevolmente, soprattutto per merito di melodie ed aperture "ariose" e sinfoniche che lasciano attoniti per la loro bellezza.
Ecco, la
bellezza è l'anima di questo lavoro.
"The Plains of Memories",
"The Winter Eclipse",
"Roots",
"Frostrite" sono la bellezza.
Sono, insieme con tutti gli altri brani dell'album, i vari volti del bello, sono i raggi che emanano da un prisma di emozioni ed assoluta, accecante beltà.
Sarebbe superfluo soffermarsi troppo sulla preparazione tecnica dei musicisti, sull'uso sapiente e maestoso delle tastiere, vera arma in più dei nostri, o su una batteria semplicemente perfetta, come sarebbe scontato parlare di una produzione praticamente perfetta. Quello che colpisce di
"Urd" non è la musica in quanto mero intreccio matematico di note, è, invece, la musica in quanto
sentimento puro, cristallino, perfetto, che qui viene sublimato in brani che sono luci in un cielo notturno libero da nubi.
Urðr, Verðandi e Skuld sono quello che oggi noi definiamo
DNA, la nostra storia.
Questa è la storia che ci raccontano i
Borknagar in un album imperdibile.