Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:55 min.
Etichetta:Stressed Sumo Records

Tracklist

  1. MISER
  2. DM BARRINGER
  3. KIDS IN FRONT
  4. NUMBER 13
  5. ROBBER BARRON
  6. SAD SACK
  7. HAYWARD
  8. SO LONG FLATFOOT
  9. GOOD MORNING MUNRO
  10. 40 FEET
  11. RED MADDENS THE BULL
  12. NUMBER 12
  13. ARCHIBALD
  14. THE OLD BEAST WILL CRUMBLE
  15. THATCH
  16. ALL AT SEA

Line up

  • Chris May: bass
  • John Christoffel: guitar
  • Paul Warner: guitar
  • Rachel Fuhrer: drums
  • Matt Cook: drums

Voto medio utenti

C’erano una volta i Fugazi, gli Embrace e i Rites Of Spring, padri putativi dell’emo-core (o emotionally driven hardcore, per meglio dire), poi sono arrivati Jawbox, Quicksand, Rival School, Hot Water Music e At The Drive In, a raccogliere il testimone di quei pionieri capaci di rendere l’hardcore un genere tanto potente quanto colto, intellettuale e innovativo, aggiungendo all’impasto sonorità mutuate dal metal, dall’alternative e pure dal pop, per un risultato finale sofferto, nervoso, melodico e catartico, generalmente catalogato dalla critica specializzata, come sempre a corto d’inventiva e costretta spesso suo malgrado a questo tipo di operazioni, post-hardcore.
Ebbene, questi We’ll Go Machete, act texano che “ruba” il proprio monicker ad una frase del mitico Lester Bangs (personaggio controverso, feroce e geniale, scrittore e critico musicale per Creem, New York Rocker e Village Voice, celebrato anche nel film “Almost famous”) proseguono proprio nella linea tracciata dai suddetti modelli ispiratori, dimostrando, in “Six plus ten” (che riunisce l’Ep auto-intitolato del 2009 e l’album “Strong drunk hands” del 2011) una discreta capacità nel rendere rumorose (e qui non è da sottovalutare l’influsso suppletivo di gruppi come Jesus Lizard e Tar), vibranti e coinvolgenti le loro articolate strutture armoniche, ostentando un buon equilibrio tra tensione e melodia.
Quello che manca ancora, a mio modo di “vedere” e sentire le cose, sono un pizzico di fantasia e un flusso più intenso di forza empatico-espressiva, un qualcosa, insomma, che svincoli risolutamente il pensiero da una forma imitativa, per quanto fedele e ben realizzata, e che riesca al contempo a soggiogare i sensi (vogliamo definirlo pathos?) in modo veramente intraprendente.
Forse sarà quindi necessario rendere un po’ meno ripetitive e maggiormente audaci certe formule espositive e intensificare ulteriormente la ricerca melodica, ma parallelamente è doveroso incensare il lavoro di questi ragazzi di Austin, sicuramente sulla strada giusta (soprattutto con brani come “Miser”, “DM Barringer”, “Kids in front”, “So long flatfoot” e “Good morning munro”, tutti appartenenti alla produzione più recente, tra l’altro … un indizio confortante nell’ottica di una futura maturazione …) per aggiungere un altro tassello importante a questa “bella storia” fatta di dramma, introspezione, distorsioni e rabbia.
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.