Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2012
Durata:53 min.
Etichetta:Massacre Records

Tracklist

  1. THE DOOR TO THE UNKNOWN
  2. TOMORROW DIES TODAY
  3. FROZEN ALIVE
  4. THE STORM AND THE SILENCE
  5. GRAPES OF WRATH
  6. WHISPERING AGE
  7. VIRUS
  8. DISEASE
  9. SURREAL WORLD
  10. WHERE ANGELS DIE
  11. THE FOG

Line up

  • Thomas Bertuch: vocals
  • Pascal Thiele: guitars
  • Maik Badowsky: guitars
  • Sebastian Weißgerber: guitars
  • André Möhwald: bass
  • Tobias Dohle: drums

Voto medio utenti

In questo loro "Surreal World" gli Zero Degree danno sfogo alle proprie pulsazioni e passioni in campo Metal, orientandosi verso uno Swedish Melodic Death influenzato da (e chi altri se no...) In Flames, Dark Tranquility e Soilwork.

Realizzato inizialmente nel 2010 ed ora ripropostoci dalla Massacre Records, "Surreal World" è l'esordio sulla lunga distanza per questa formazione teutonica, dopo un primo demo del 2007, tuttavia non si rivela particolarmente originale, e questo potrebbe pure starci, ma non mostra nemmeno chissà quali segni distintivi o qualche momento realmente degno di nota.

Questo nonostante gli sforzi fatti dal gruppo, in grado di mettere in campo marcato tocco melodico, un interessante guitarwork curato da ben tre chitarristi ed una discreta prova al microfono da parte di Thomas Bertuch, il quale oltre ai soliti noti può ricordare il nostro Claudio Ravinalee (singer dei Disarmonia Mundi e 5 Star Grave)
La buona intesa e la predisposizione della premiata ditta Thiele, Badowsky & Weißgerberma, sono palesi, e lo si può facilmente constatare su quello che è probabilmente l'episodio migliore dell'album: "Grapes Of Wrath", per quanto non vadano sottovalutati nemmeno l'impatto frontale garantito da "Virus" o "Where Angels Die" ed i rimandi maideniani della titletrack e quelli simil Paradise Lost della conclusiva "The Fog".

Da non sottovalutare, anche se diverse Swedish bands - e qualche gruppo italiano pure – do it better.

Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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