Potremmo definire ‘Terra Incognito’ come l’album del giorno dopo. La storia narra ciò: in quel tempo, appena arrivatomi il pacchetto contenete il dischetto, la mia ingordigia musicale mi spinse subito all’ascolto dell’ultima release di The Great Deceiver, ma devo dire la verità ci rimasi male, tant’è che la sera stessa parlando con il Sommo (leggi il Grazioli) dichiarai la mia estrema perplessità sulla bontà del platter in questione. Poi venne il giorno dopo. ‘Terra Incognito’, song dopo song, ascolto dopo ascolto, soverchiò la prima impressione ed ancora oggi è qui incollato sul mio lettore. L’ultimo album della band di Lindberg (per i neofiti alias Tompa, la Suprema voce degli Dei At The Gates) rappresenta quanto di più agghiacciante, malato e malsano al giorno d’oggi vi è in circolazione nel mondo Hardcore (o forse meglio dire XXX Core, ove le X stanno per qualsiasi cosa vi venga in mente prima di Core. Metal Core? Dark Core? Heavy Core? Nu Core? Va bene, tutto calza a pennello su TGD). Atmosfere pregne di oscura sofferenza, strisciante come il verme della tentazione ed insane come l’affascinate lucida follia della perversione; melodie inquietanti, sinistre, solfuree, maligne, generate dagli onnipresenti arpeggi killer (chorus e delay non vengono lesinati), che si scambiano, si intrecciano con un guitar riffing ruvido e roccioso, in cui le aperture giocano un ruolo fondamentale nella costruzione di un sound più unico che raro. E poi su tutto e su tutti vi è Lindberg, colui che ha insegnato a tutti cosa volesse dire utilizzare lo screaming, cosa volesse dire fare dello Swedish Metal, e che oggi, ancora, si ritrova a ricreare il ruolo del singer, (ri)elaborando il concetto di personalità e di originalità nell’interpretazione di un certo tipo di voce. Tompa, la voce degli Inferi fatta Uomo, è ancora (s)co(i)nvolgente e deviato come un tempo, ma la sua nuova vocazione in tonalità più abbassata dello screaming standard, quel filo di distorsione, quegli utilizzi dell’effetistica che di tanto in tanto ne “colorano” la voce e quelli innesti in clean vocals da alterato mentale, rendono tutto più fangoso e sporco, tutto più lacerante, annichilente ed oppressivo… malato e prepotentemente, passatemi il termine, majestico. Forse se i Sepultura avessero avuto più genialità e/o più forza per sperimentare, il futuro musicale post ‘Roots’ avrebbe potuto essere quello che oggi sono i The Great Deceiver. Prodotto in maniera egregia da Daniel Bergstrand, il dolore vi attende su ‘Terra Incognita’. Gioitene in maniera egoistica.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?