To feel è la parola chiave di questo nuovo album, ripetuta ed enfatizzata fin dal pezzo apripista. Un album di sensazioni, quindi, una mappa delle zone climatiche dell'anima, con pezzi intimisti che fanno appello alle vostre emozioni.
La strada che ha portato a "Weather Systems" è iniziata già da "Eternity", ben sedici anni fa, con la sterzata decisa dal gothic doom dei primi due lavori ad un progressive metal chiaramente influenzato dai Pink Floyd ma che ancora manteneva tutte le caratteristiche del gothic metal, che la band ha coniato insieme a Paradise Lost e My Dying Bride. Da "Alternative 4" a "A Natural Disaster" gli
Anathema hanno esplorato territori post rock, alternative metal, allontanandosi completamente dal sound delle origini, salvo che per le melodie tristi e le atmosfere romantiche in senso letterario. Poi il silenzio e nel 2010 il ritorno con l'art rock di "We're here...", album che decreta il definitivo successo su larga scala e che rappresenta una lezione capitale per Daniel Cavanagh. Il mixaggio viene fatto da Steven Wilson dei Porcupine Tree e la produzione è di Dave Stewart altro noto musicista progressive e compositore musicale per la televisione (spot pubblicitari, telefilm). Arrangiamenti raffinati; aperture melodiche di ampio respiro, lontane dai territori gothic, con largo impiego di orchestrazioni sinfoniche; l'importanza di un tema conduttore orecchiabile, che rimanga in testa; strutture in apparenza semplici ma in realtà composte da tante tessere perfettamente incastrate ed un singolo che da solo faccia il cinquanta percento del lavoro di promozione. Gli stessi elementi che ritroviamo in "Weather Systems".
Di là il singolo era "Dreaming light", qui potrebbe essere "Untouchable 1", pezzo di apertura di quello che a tutti gli effetti è un concept con una struttura circolare. "Untouchable 2" si riallaccia alla strofa principale di "Untouchable 1", quasi fosse il secondo tempo di un brano solo; queste due perle, delicate e ammalianti, si reggono tutte sulla voce ed un continuo arpeggio di chitarra, che sottolinea il ritmo incalzante e urgente. "Lightning Song" si riallaccia, a sua volta, agli ultimi arpeggi di "Gathering the Clouds" (particolarità che gli Anathema hanno da sempre) mentre il cantato femminile, le chitarre e le tastiere richiamano di nuovo i due pezzi di apertura. Il finale vira verso il metal con l'esplosione delle chitarre elettriche.
"Lightning..." è cantata interamente da Lee Douglas ed è l'esempio perfetto dei miei dubbi sulla voce femminile: di tutto rispetto, indubbiamente, ma priva dell'intensità sonora ed emotiva di Vincent Cavanagh, marchio di fabbrica in cui gli Anathema si identificano. Diciamo chiaramente che non ci azzecca nulla mentre perfetta risulta la collocazione come accompagnamento; ascoltate, per esempio, "Sunlight", col suo incipit minimale ed il crescendo di pathos in un'esplosione di voci e chitarre elettriche.
Altra perla è "The Storm Before the Calm" col suo sound marcatamente anni '80; nei primi cinque minuti di suoni elettronici sembra di ascoltare gli U2 ed è bello il rincorrersi delle voci maschile e femminile. Si chiude con "Internal Landscapes", chiave di volta, in cui una voce narra la sua near death experience (intro recitato che riporta subito a quello di "Hope") e la sensazione di essere solo gioia ed amore puri. Di nuovo: to feel; un'esperienza vissuta completamente nella propria interiorità, che chiude il cerchio riprendendo ancora una volta la strofa di "Untouchable 1".
Che dire? Cambiare costantemente stile continuando a risultare eccezionali non è da tutti. Se proprio dovessi esprimere un secondo ed ultimo dubbio lo farei sulla sezione ritmica, ridotta a mero accompagnamento. Fino a due albums ci sta ma continuando oltre... mmm... ma lasciamo il futuro al futuro e godiamoci fino alla nausea "Weather Systems".