La più longeva formazione del rock psichedelico comincia la propria carriera nel lontano 1969, battezzandosi dapprima Group X, poi Hawkwind Zoo ed infine solamente
Hawkwind. Il fondatore, ancora oggi in attività con la band, si chiama Dave Brock, cantante e chitarrista intorno al quale ruoterà nel tempo una pletora di musicisti più o meno validi.
L’esordio discografico avviene l’anno successivo, con il presente album omonimo. Il lavoro mostra ancora alcune piccole ingenuità, ma i semi dello stile inconfondibile che verrà portato avanti per decenni, ci sono già tutti.
Si apre con “Hurry up sundown”, primo singolo di successo della band britannica, che vanta una struttura elettro-acustica semplice ed orecchiabile. Ma i pezzi davvero indicativi riguardo la direzione musicale che sarà intrapresa dagli Hawkwind, sono quelli più estesi: “Be yourself”, “Seeing it as you really are” e “Mirror of illusion”. Qui emerge con chiarezza il mix di psych rock, suggestioni fantascientifiche, trip spaziali e sperimentazione, che diventerà segno distintivo di Brock e compagni. Brani dilatati in ottica jam-song che alternano pulsanti linee acide e momenti rarefatti e visionari, mentre le atmosfere hanno sempre un retrogusto sinistro in grado di illustrare lo spazio come ambiente gelido ed ostile.
Pensando che il disco fu pubblicato nel 1970, è impossibile non riconoscere agli Hawkwind la capacità di anticipare i tempi ed il coraggio di proporre una formula rock assai innovativa per l’epoca. Se siete interessati a questo particolare filone rock e desiderate scoprirne le radici, dovete passare anche attraverso questo pionieristico “Hawkwind”.
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