Finalement, en accord avec lui-même...
Il se trouve devant sa vie... seul.
Comme une eau noire entourée de roseaux...
Comme un martyr ne sachant plus.
La scena black metal francese è diventata negli ultimi anni un punto di riferimento a livello mondiale grazie all'opera di act come
Deathspell Omega,
Blut Aus Nord e, estendendo l'ambito di interesse anche allo shoegaze, gli imitatissimi
Alcest.
La versione della musica nera proposta dai gruppi ricordati, e da tanti altri della medesima scena, ha in comune un approccio "moderno" alla materia, un approccio che si distacca, reintepretandolo, dall'insegnamento dei maestri norvegesi dei primissimi anni '90.
Al di là dell'indubbio valore intrinseco di una proposta come questa, non sono mai stato amante di questo genere di black metal, trovandolo spesso noioso, freddo ed incapace, per tanto, di trasmettere vere emozioni.
Un altro "demerito" della scena transalpina "modernista" è stato quello di non aver consentito alle interpretazioni più in linea con la tradizione di avere il giusto riconoscimento e la giusta esposizione mediatica.
Questo è il caso del lavoro degli
Epheles, band black metal di
Sarralbe che affonda le radici della sua ispirazione nella Norvegia del decennio scorso e che produce musica di una qualità altissima ed ingiustamente poco conosciuta.
"Je Suis Autrefois", uscito a maggio dello scorso anno e del quale quindi vi parlo con immenso ritardo, è l'ultimo parto discografico in ordine cronologico del gruppo del mastermind
Nephtys e, mi sbilancio, il miglior disco black metal dell'ultimo decennio insieme con l'esordio dei
Taake.
Con gli
Epheles parliamo di tradizione.
Tradizione di un suono che deve molto all'insegnamento di
Mayhem,
Satyricon,
Emperor o
Immortal e che dall'opera di questi gruppi parte per costruire un magma sonoro oscuro, avvolgente, gelido ed affascinante.
Gli
Epheles non hanno interesse a suonare in modo "moderno": la loro musica rinuncia, infatti, a qualunque soluzione che si discosti dal
vero black metal e si fa portavoce, in modo fiero, di quello che dovrebbe essere l'approccio puro alla musica estrema per eccellenza.
"Je Suis Autrefois" è un lungo viaggio notturno dentro foreste innevate e misteriose, è un disperato urlo che si innalza verso un cielo plumbeo e carico di tensione di morte.
Un viaggio, dunque, che sfrutta le splendide melodie che chitarre e tastiere sanno creare intrecciandosi e sovrapponendosi all'interno di una musica violentissima e magniloquente nella quale troverete una perfetta applicazione del concetto di
chaos controllato svelato al mondo dagli
Emperor di inizio carriera.
Basta ascoltare le melodie della parte strumentale finale di
"Les murmures du silence" per rendersi conto di essere di fronte ad una proposta magnifica ed insieme capace di atterire, e di trovarsi pertanto al cospetto di un gruppo in grado di tessere brani capaci di raggiungere direttamente il cuore di chi ascolta senza aver bisogno di troppi "giri di parole".
"Je Suis Autrefois" è un'opera d'arte in cui violenza ed eterea bellezza si fondono senza soluzione di continuità dando vita ad una atmosfera epica e fiera che, da una parte, annichilisce per la sua ferocia e dall'altra ammalia con le sue melodie carezzevoli e delicate.
Propio la dicotomia tra luce ed ombra, tra distruzione e dolcezza, tra violenza e melodia è l'anima di questo lavoro, un'anima dannata ma affascinante che è in grado di portare i pensieri lontano, verso un mondo che non esiste ma che vorremo invece esistesse.
Gli
Epheles suonano black metal, quello vero.
Lo suonano con il cuore e con la passione e ne sono coinvolti giù in profondità verso i loro sentimenti più puri.
Per questo motivo la loro musica è in grado di penetrarti dentro, per questo motivo la loro musica è così vera, fiera e stupefacente.
"Je Suis Autrefois" è semplice, perfetta, purezza.
Come lo era una volta il black metal.