Tempus fugit.
Infatti, dall'uscita di "Animal House" sono passati giusto 25 anni, e gli
U.D.O. decidono di festeggiare il quarto di secolo d'attività con un'uscita celebrativa... "Celebrator (Rare Tracks)", che, come suggerito dallo stesso titolo, è una raccolta di brani che sono stati un po' ai margini della nutrita discografia della creatura di Udo Dirkschneider.
Non sempre la qualità delle canzoni è al Top, peraltro sempre di b-sides, bonus tracks, leftovers e cover versions si tratta, ma è un gran bell'assortimento, e qualche momento invitante non manca, giusto per evitare di archiviare questo doppio album come l'ennesima raccolta destinata esclusivamente ai die hard fans più
completisti.
Non passano sicuramente senza
colpo ferire momenti come quelli di "Platchet Soldat" (già proposta sull'EP "Infected" ed originariamente inclusa su "Mission No. X" sotto il titolo "Cry Soldier Cry"), dell'azzeccato recupero di "Azrael" (traccia di chiusura di "No Limits") ma anche il bel tiro dell'inedita "Artificialized" (stranamente rimasta fuori da "Mastercutor") e di "Streets of Sin" (dal singolo "Wrong Side of Midnight"). E se lascia un po' perplessi l'improbabile versione piano, archi e voce in cui ci viene proposta "Balls to the Wall", quella orchestrale di "Tears of a Clown" (da "Mastercutor") si delinea ben più riuscita.
Tra le partecipazioni di Udo Dirkschneider con altri gruppi, ritrovo con piacere quella assieme ai Raven nella loro
athletic rock cover di "Born to Be Wild", uscita su un singolo (che fa parte della mia collezione) nel lontano 1983, mentre con "X-T-C" scopriamo Udo confrontarsi su un pezzo degli Accept originariamente cantato dal suo primo
erede, David Reece, sull'album "Eat The Heat" (1989), per quanto non sia una vera novità in quanto è stata recuperata da "A Tribute to Accept Vol. 2".
Come detto prima, poche le novità, per queste dovremo attendere il prossimo studio album degli U.D.O., ad ogni modo "Celebrator" apre uno squarcio su alcuni momenti del loro passato meno conosciuto.
Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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