Gli olandesi
Nachtvorst giungono, con questo “
Silence”, al secondo full-lengh dopo “
Stills” del 2009.
La band si fa latrice di un black metal fortemente contaminato, al punto che, talvolta, è anche difficile far riferimento alla nera fiamma, soprattutto quando, come recita la bio, le componenti sludge, doom, drone e shoegaze si affollano nel sound della band.
Il problema dei
Nachtvorst sta proprio nel voler mettere troppa carne al fuoco, perdendo di vista una coerenza e un omogeneità che sono le qualità fondamentali che fanno di un disco un concept e non un mera accozzaglia di suoni e idee raffazzonate e pretenziose.
Chiariamo subito che quest’ultima definizione non si adatta a “
Silence” anche se molto spesso ci si trova a chiedersi dove vogliano andare a parare le composizioni. Composizioni come “
The Serpent’s Tongue” nelle quali di black resta solo lo screaming e un’aura tipicamente oscura, ma che per il resto è doom nel vero senso della parola, aprendo il denso muro sonoro solo a intermezzi di piano dal mood melanconico. Detto così sembrerebbe avere il suo perchè, e a tratti ce l’ha, però poi alla fine della fiera degli oltre undici minuti resta un grande senso di incompiutezza e inconcludenza.
La successiva “
Nightwinds” si apre anch’essa in maniera violenta (ma non troppo per la verità), per poi rallentare ed evolvere in riverberi e dissonanze ‘droniche’, prima, e in una sorta di post-rock/shoegaze che non convinc (e anzi stufa per l’eccessiva prolissità), poi.
Paradossalmente la band dà il meglio di sé nelle parti più lente ed ipnotiche, al limite della psichedelia, dove una certa melodia plumbea e rarefatta riesce a scavarti dentro, ed è il caso di “
Gentle Notice Of A Final Breath”.
La conclusiva “
A Way Of Silence” nei suoi 14 minuti e oltre fa un pò il riassunto del disco, di quanto di buono, e meno buono, c’è in esso.
Come già accennato il problema principale di “
Silence" è, per un verso, l’eterogeneità e la varietà delle influenze di cui si nutre, e, per altro verso, l’incapacità della band di saperle ricondurre ad un suono unico, definito, superiore alla somma delle singole parti. E poi un pizzico di cattiveria e malignità in più non guasterebbe. Le capacità, almeno questa volta, non sono state all’altezza delle idee. Rimandati.
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