Il titolo è decisamente esplicito, anche se, a pensarci bene, non mi tornano i conti, visto che la band s’è formata nel 1980. Ad ogni modo, è giunto anche per gli
Holy Moses il tempo del raccoltone commemorativo. E visto che ormai il metal vive di mode più del pop, ecco che anche la band di Aachen decide, pensando di fare cosa gradita ai propri fans, di registrare di nuovo una manciata di brani storici, venti per la precisione, spaziando un po’ lungo tutta la propria discografia, e pubblicarli in un doppio CD, con gli immancabili due inediti, piazzati lì apposta per movimentare un po’ la situazione. Un’occasione per festeggiare una lunga carriera, per presentare al pubblico il nuovo batterista Gerd Lucking e anche per regalare, appunto, due brani inediti, “Borderland” e “Entering the now”. La domanda, però, resta sempre la stessa quando si ha a che fare con operazioni di questo genere: non sarebbe stato più proficuo e interessante spendere meglio soldi ed energie e rinchiudersi in studio per registrare un album intero di inediti, invece che rimaneggiare vecchi brani per cercare di attualizzarli? Continuo a non capire operazioni di questo genere (Sodom, Destruction, Exodus, Mekong Delta, e la lista potrebbe continuare ancora per molto), ma, come accennato prima, i trend ormai sono parte integrante del metal (che tristezza… l’antitesi del concetto primordiale di questa splendida musica…), ed ecco quindi che prima o poi ritroveremo un po’ tutti i gruppi ad approcciarsi a soluzioni di questo tipo. Se, come nel caso dei Mekong Delta, alcune volte il risultato può essere positivo, altre volte si finisce o col rovinare brani storici, che sono tali anche e soprattutto per il gusto che emanano, o, come in questo caso, col ritrovarsi nelle mani una manciata di brani che nulla tolgono e nulla aggiungono alle versioni originali, per cui la domanda sull’utilità di tutto ciò diventa sempre più necessaria. Va da sé che il tarlo dell’operazione commerciale inizia a scavare le nostre celluline grigie, come direbbe Poirot, e ad esso si affianca l’ipotesi di uno stallo compositivo, oltre al naturale pensiero della pubblicazione atta a dare una motivazione per un nuovo tour, da anni, ormai, unica fonte di sostentamento per le band, visti i cali mostruosi delle vendite degli album. Considerazioni a parte, non sono rimasto particolarmente colpito da queste nuove vesti… Se in alcuni casi ci sono dei brani che ne beneficiano leggermente (“SSP (secret service project)”, “Finished with the dogs” o “”Disorder for the order”), in altri la cosa va decisamente peggio (su tutti la mitica “World chaos”, stravolta in maniera quasi ignobile…). In generale, però, come già accennato prima, ci troviamo tra le mani una manciata di brani senza infamia e senza lode rispetto agli originali, il che non depone del tutto a favore della band capitanata dalla grintosa Sabina. E forse è proprio lei il problema principale di queste nuove versioni. Di certo non ha mai avuto una voce delicata, e ci è sempre piaciuta proprio per questo, però negli ultimi anni utilizza praticamente quasi solo il growl, probabilmente per motivi tecnici (l’età, l’operazione, e via dicendo), e quindi perde quella versatilità che aveva da giovincella. Riguardo i due brani inediti, cosa dire… Niente che faccia gridare al miracolo, né che possa compromettere la carriera della band. Due pezzi perfettamente in linea con quanto proposto nelle ultime produzioni, e cioè un thrash più che grintoso, con richiami al death più che evidenti, e la buona Sabina a grugnire a più non posso. Tutto sommato due buoni brani che fanno ben sperare per il futuro del gruppo. E a questo punto non ci resta altro da fare che aspettare il nuovo album, che nel bene o nel male sarà senz’altro più interessante di questa futile raccolta…
Ah... come sempre, il SV è voluto per operazioni di questo tipo...
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